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Gli stipendi più alti della NBA

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-17

Nella classifica svetta Stephen Curry seguito da Chris Paul e Russel Westbrook. Intanto il giro d’affari del campionato di basket in Cina è a rischio  dopo il tweet degli Houston Rockets pro Hong Kong

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Il Sole 24 Ore pubblica oggi un’infografica che riepiloga gli stipendi annuali più alti della NBA: nella classifica svetta Stephen Curry seguito da Chris Paul e Russel Westbrook. Il quotidiano racconta che il giro d’affari del campionato di basket in Cina è a rischio  dopo il tweet degli Houston Rockets pro Hong Kong. Stanno subendo danni anche gli sponsor asiatici di team e star americani e le tv locali che trasmettono i match.

Tutto nasce da un tweet, pubblicato lo scorso 6 ottobre da Daryl Morey, general manager degli Houston Rockets, il quale ha mostrato la propria solidarietà nei confronti dei manifestanti di Hong Kong, che dallo scorso 31 marzo protestano in piazza contro le nuove leggi in materia di estradizione. […]  Questo clima di tensione ha aggravato la situazione già di per sé non esaltante del gigante del broadcasting Tencent. L’emittente online, giusto pochi mesi fa, ha siglato con la Nba un accordo valido fino alla stagione 2024/25, dal valore di 1,5 miliardi di dollari annui (pari a 1,37 miliardi di euro). Si tratta del contratto relativo alla cessione di diritti media più remunerativo per la Nba, tra quelli riguardanti i diritti esteri. Inoltre, il rinnovo firmato a luglio garantisce alla lega statunitense più del doppio rispetto a quanto previsto dal precedente contratto, che prevedeva una cifra pari a 700 milioni di dollari a stagione fino al 2020.

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Gli stipendi più alti dell’NBA (Il Sole 24 Ore, 17 novembre 2019)

Altri sponsor, come la Shanghai Pudong Development Bank o l’azienda tecnologica Vivo, hanno interrotto la partnership sia con la lega che con i propri testimonial, così come fatto dalla Cba, la federazione cestistica cinese. La Nba, inoltre, dà lavoro a circa 200 persone in Cina, avendo aperto due sedi internazionali (a Pechino e Shanghai) sulle cinque presenti in tutta l’Asia, a riprova di come il mercato cinese rappresenti per la lega americana un punto chiave della sua espansione globale. Un’altra sede, però, si trova proprio ad Hong Kong, vero e proprio pomo della discordia via social.

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