Gli insulti razzisti alla cassiera che chiedeva il rispetto delle norme Covid. “Zitta, faccia da scimmia”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-12

È accaduto in supermercato Coop di Livorno, ennesimo gravissimo episodio di razzismo nel giro di pochi giorni, dopo i casi di Lecco e Como

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“Signora, per favore, può stare un pochino più indietro perché siamo troppo vicini?” chiede la cassiera.

“Zitta, faccia il suo lavoro faccia di scimmia. Se non le sta bene dove sto, torni al suo Paese” è la risposta della cliente.

Siamo a Livorno, in fila alla cassa di un supermercato Coop di Livorno, al Parco Levante, in una normale mattina di febbraio. Solo che quello che è accaduto non è affatto normale, ma solo il milionesimo episodio “isolato” di razzismo e discriminazione nel nostro Paese. A subirlo è una donna di 56 anni di origini dominicane, una lavoratrice, una cittadina come tanti, residente da anni in città, con quel piccolo, trascurabile, dettaglio che diventa – nella mente malata di alcuni – marchio d’infamia, oggetto d’insulto, seme dell’odio.

Il tutto è avvenuto in un contesto pubblico, ad alta voce, senza che l’autrice di quella frase immonda abbia avuto neppure l’istinto della vergogna, lo scrupolo di non farsi sentire. Anzi, quella frase razzista vomitata dalla bocca della cliente è stata pronunciata con il preciso scopo di essere ascoltata da un pubblico, quasi non fosse neppure rivolta alla cassiera ma alle persone in coda, affinché tutti ascoltassero. Siamo all’esibizione del razzismo come tratto distintivo che identifica e evoca un’appartenenza: un copione che ritorna sempre, identico, in ogni episodio di razzismo, che non è mai silenzioso o privato ma sempre urlato, rivolto a un pubblico prima ancora che alla vittima. E’ stato così sull’autobus di Lecco, due giorni fa, nel caso del controllore del bus che si scaglia contro la donna africana “colpevole” di aver timbrato il biglietto in ritardo, e lo stesso è accaduto alla stazione di Luisago di Portichetto con il vigilante che grida all’uomo originario del Camerun di allontanarsi, di andarsene via dalla stazione.

Già di per sé il caso di Livorno è gravissimo, ma a renderlo doppiamente intollerabile è il fatto che quegli insulti razzisti sono stati rivolti a una donna che lavora e che, con professionalità, cercava solo di far rispettare le norme di sicurezza in un luogo pubblico: un mix micidiale di razzismo, intolleranza e mancanza di rispetto delle regole che, come spesso accade, vanno di pari passo.

La cassiera, dal canto suo, ha deciso di denunciare l’accaduto con un video-testimonianza pubblicato dall’edizione locale del “Tirreno”.

Non si è fatta attendere anche la reazione del sindacato Filcams-Cgil, che in una nota scrive:

“Esprimiamo massima solidarietà e vicinanza all’addetta casse Unicoop Tirreno aggredita verbalmente con pesanti e gravissimi insulti a sfondo razzista da una cliente alla quale lei aveva gentilmente chiesto di rispettare le norme anticontagio. Le lavoratrici e i lavoratori della grande distribuzione hanno sempre lavorato incessantemente, fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Anche la domenica. Anche in zona rossa. Sempre in prima linea per garantire ai cittadini un servizio essenziale in un mondo investito violentemente dalla pandemia. Queste lavoratrici e questi lavoratori meritano il rispetto di tutti. La salute e la sicurezza, ora più che mai, devono restare priorità assolute nei luoghi di lavoro: diffondere una cultura ‘sana’ di questi valori significa anche far capire ai clienti che rispettare le norme anti-contagio equivale a tutelare il benessere di tutti”.

 

 

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