“Tu! Fuori immediatamente da qui!”: il ragazzo cacciato dalla stazione a Portichetto di Luisago perché nero

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-12

Lui si chiama Georges. É un ragazzo istruito, sta per conseguire la seconda laurea. Nel suo zaino ci sono libri di Medicina. Eppure mentre aspetta il suo treno seduto su una panchina viene trattato come un delinquente. La denuncia della sua fidanzata

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Succede a Portichetto di Luisago: la storia la racconta Fabiana Del Giudice su Facebook. Il suo fidanzato, e lei ne è stata testimone diretta, è stato cacciato dalla stazione. Senza motivo apparente. L’unico “fattore” che rende Georges differente da chiunque altro agli occhi di chi lo ha mandato via è il colore della sua pelle. Nera.

“Tu! Fuori immediatamente da qui!”: il ragazzo cacciato dalla stazione a Portichetto di Luisago perché nero

Scrive Fabiana che Georges doveva prendere il treno per motivi urgenti, delicati e personali, diretto a Milano. Lui vive in Italia da 13 anni, ha una cultura superiore, e di molto, alla media dei cittadini del nostro paese. Sta infatti per conseguire la seconda laurea, in Medicina. Nel suo zaino un libro di pediatria e uno di cardiologia,  non esattamente  letture alla portata di tutti. Eppure, senza una motivazione, la sua fidanzata, con cui sta parlando al telefono per ingannare il tempo, sente non solo che Georges viene mandato via, ma anche che viene trattato come un poco di buono:

Sento aprirsi la porta della sala della stazione e…. “Tu! FUORI IMMEDIATAMENTE DA QUI”
“PERCHÉ’? Sto aspettando il treno!”
“Te ne devi andare fuori punto e basta”
“Ma…”
“Ancora? Esci! O chiamo i carabinieri”
“Per favore.Li chiami pure”
A quel punto io mi spavento molto e prego Georges di non controbattere perché quel signore urlava in un modo impressionante.
Georges mi da retta.
Torna a casa, quasi come se nulla fosse accaduto.

Fabiana però non ci sta ad accettare l’ennesima umiliazione e decide di sfogarsi su Facebook: “un NERO seduto sulla panchina ad aspettare è ancora preistoria?!”, scrive. E si rivolge all’ignoto vigilante: “Caro vigilante… qualunque sia la tua età , ti auguro di non ritrovarti mai a doverti sentire umiliato (o un tuo figlio) perché sei bianco, seduto su una panchina, con un biglietto, ad aspettare un treno…”

 

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