Giuliano Pisapia, MDP e lo psicodramma della rottura a sinistra in atto

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-10-08

L’intervista di Speranza dà fuoco alle polveri: l’ex sindaco di Milano saluta MDP mentre i bersaniani litigano al loro interno sul benservito a Campo Progressista. Il problema del Rosatellum

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L’intervista a Roberto Speranza pubblicata oggi dal Corriere della Sera ha sancito la rottura tra Articolo 1 – MDP e Campo Progressista. La risposta di Giuliano Pisapia è arrivata in mattinata ed era l’unica che ci si potesse aspettare: “Auguro buon viaggio a Roberto Speranza, sono sicuro che ci ritroveremo in tante battaglie”, ha detto l’ex sindaco di Milano. “Per noi non c’è problema- ha proseguito Pisapia – io continuo in quello che ho sempre detto: non credo nella necessità di un partitino del 3%, credo in un movimento molto più ampio, molto più largo e soprattutto capace di unire non di dividere”.

Giuliano Pisapia e lo psicodramma a sinistra

Il riferimento al partitino del 3% è ovviamente servito a far scoppiare la polemica, oltre ad essere piuttosto infelice per chi è stato candidato sindaco con SEL ed è riuscito a vincere. Enrico Rossi, governatore della Toscana ed esponente di MDP, l’ha presa a ridere contestando l’obiettivo di coalizione più ampia che era stato condiviso da Matteo Renzi venerdì alla direzione del Partito Democratico.  La rottura di queste ore tra i dempro e il movimento del ex-sindaco di Milano non avrà ripercussioni dal punto di vista parlamentare. E in caso di divergenze su legge elettorale o sul Bilancio, si vedrà “non possiamo mettere ora ipoteche sul futuro. Almeno per quanto mi riguarda. Poi se qualcuno vorrà fare scelte diverse, lo dirà”, dice Ciccio Ferrara, vicepresidente del gruppo MDP alla Camera.
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Ma gli scricchioli si sentono lo stesso: “Auspico un confronto democratico con meno testosterone e più ragione. Basta con la politica fatta sui giornali. Il Paese non può più sopportare i balletti tattici di una politica sterile. Non è tollerabile apprendere dalle colonne del Corriere della Sera la data di un’assemblea popolare. Data decisa da quattro uomini in una stanza. La democrazia e’ pluralismo e condivisione. Ad ora non vedo né l’una e né l’altra”, ha detto Giovanna Martelli, deputata di Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista e impegnata nella costruzione di Campo Progressista riferendosi alla data del 19novembre annunciata da Speranza nell’intervista al Corriere come quella della fondazione del nuovo soggetto a sinistra.

Il problema del Rosatellum che MDP non sembra calcolare

Il punto però è che con l’attuale legge elettorale MDP non potrà non trovare un accordo con il Partito Democratico (magari improntato alla desistenza), se non vuole fallire completamente nei collegi uninominali. E il Rosatellum, che poteva essere la base per la costruzione di un’alleanza, rischia ora di diventare una tomba per i bersaniani e anche di mettere in difficoltà il PD. Intanto Sinistra italiana con il segretario Nicola Fratoianni festeggia “la fine delle ambiguità”. Tacciono invece i vertici del Pd, che preferiscono non entrare in questioni interne di altre forze politiche, ma non è un mistero che la spaccatura tra Pisapia e i bersaniani rappresenti per i renziani un punto di partenza per la costruzione di una futura alleanza.
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Marco Furfaro di Campo progressista spiega: “siamo rammaricati per la scelta di Mdp di dar vita in solitaria all’ennesimo perimetro a sinistra”, ma il progetto di un soggetto “più largo va avanti”. E mette in chiaro: “Non siamo interessati né a fare la stampella del Pd né a gioire della bella morte della sinistra”. Preveggente Michele Emiliano, che rivendica la scelta fatta a suo tempo di restare nel Pd: “Avevo previsto che i rancori ormai sedimentati avrebbero impedito di costruire un progetto moderno di centrosinistra”.

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