Giorgia Meloni contro il sessismo del gruppo Facebook di “sinistra” moderato da un sovranista

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-11

Giorgia Meloni ha scoperto il gruppo “Giente Honesta” e spiega che è pieno di gente di sinistra che la insulta. Ma il fondatore è un troll anarco-capitalista e tra i moderatori c’è il famoso Luca Donadel. E riguardo alle offese e agli insulti forse sarebbe meglio che la leader di FdI guardasse in casa propria

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Che Internet sia anche un luogo dove alla ricerca della battuta “brillante” o “ad effetto” spesso capiti di trascendere i limiti della decenza è cosa nota. Di esempi ne abbiamo anche troppi, c’è quello che fa la battuta sui morti e la chiama black humour e quello che fa la battuta sessista e quando viene beccato dice che la sua era solo una considerazione su un vestito. Questo fenomeno, che se volete potete chiamare pure stupidità o cattiveria gratuita, è trasversale. Nel senso che tutti, a destra e a sinistra prima o poi ci cascano.

Il sondaggio sessista contro Giorgia Meloni

E sbagliano, ovviamente. Così come certi giornali sbagliavano a fare i titoli sessisti su Virginia Raggi o Maria Elena Boschi. Così come sbagliava Beppe Grillo a chiedere ai suoi cosa avrebbero fatto se si fossero trovati in macchina con Laura Boldrini o retwittava cose come «#Boschidovesei in tangenziale con la Pina». E sbaglia chi il 3 ottobre ha pubblicato nel gruppo “Honest People” un sondaggio su quattro donne del centrodestra: Giorgia Meloni, Daniela Santanchè, Anna Maria Bernini e Lucia Borgonzoni. Un sondaggio non sulle posizioni politiche o per esprimere una critica (legittima) su quell’argomento ma semplicemente per chiedere “con quale andreste a letto pur di farle smettere di fare politica”.

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Una battuta? Certo. Una battuta sessista però, ed è questo il punto. E bene fa Giorgia Meloni ad indignarsi per i commenti sessisti, per il bodyshaming e per gli insulti. Sbaglia però su una cosa: a definire il gruppo “Honest People” (che un tempo si chiamava Giente Honesta) un gruppo di sinistra. Perché il gruppo che ora ha provvisoriamente cambiato il nome in Barzellette e colmi – Gruppo fans (l’ultima volta che dal gruppo era uscito qualcosa di poco consono era stato ribattezzato “Falegnameria che passione”) non è certo un covo di comunisti.

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Per la prima cosa è un gruppo di troll “legato” al Partito Anarco-Capitalista italiano, che non è un vero partito ma non è certo ideologicamente “di sinistra”. Il gruppo è famoso per aver dato vita alla pagina “Generatore di immagini gentiste di bassa qualità”. Ed inizialmente faceva proprio questo: creare finte notizie gentiste. Una su tutte? La fake news di Matteo Renzi in giro in Lamborghini ad Ibiza. Alcuni utenti del gruppo hanno invece creato la famigerata bufala della sorella di Laura Boldrini titolare di 340 cooperative.

I troll non sono né di destra né di sinistra (e nemmeno del M5S)

Il fondatore del gruppo è un troll che si diverte a creare notizie inesistenti. Ad esempio la confessione dell’impiegato della Commissione Europea Davide Guetti che nell’ottobre dello scorso anno rivelava il complotto della UE contro l’Italia. Nello stesso periodo i politici, quelli veri, quelli che stavano al governo parlavano proprio di complotti, manovre e manine contro il nostro Paese. Cosa è peggio?

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Da tre anni nel gruppo c’è anche il famoso blogger sovranista tutto fatti e logica Luca Donadel, che da qualche tempo è stato promosso moderatore del gruppo (vale a dire che come gli altri moderatori ha il potere di cancellare i post degli utenti). Dopo il post di Giorgia Meloni ieri Donadel ha pubblicato un post dove si legge: «in caso di indagini da parte di entità federali o simili non ho alcun coinvolgimento con questo gruppo o con le persone in esso, non so come sono qui, probabilmente aggiunto da una terza parte, non sostengo alcuna azione da parte di i membri di questo gruppo».

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Il fondatore del gruppo ieri ha commentato il post su Instagram di Giorgia Meloni per ribadire che la squadra dei moderatori  (tra cui anche Donadel) «ogni giorno lavora per cancellare questi post orrendi e bloccare la gente che li pubblica». Ma sta trollando, perché il post incriminato è ancora visibile e commentabile (non sono stati bloccati i commenti) e l’utente è ancora all’interno del gruppo.

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Tutto questo per dire cosa? Che il post va bene perché sarebbe una “trollata”? No, assolutamente. Ma Giorgia Meloni non aveva alcun bisogno di aggiungere che è un gruppo “di sinistra” per denunciare il post sessista di cui è vittima. Avrebbe potuto semplicemente fare un post contro gli odiatori e i troll che seminano odio nei suoi confronti. O andare all’attacco di chi fa battute sessiste sulle donne che fanno politica insultandole per il loro aspetto fisico.

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Ma a quel punto c’è un problema. Perché quello che da qualche tempo cura le pagine social della Meloni fa esattamente la stessa cosa. Qui sopra c’è un post di Tommaso Longobardi con “l’ex Ministro Fedeli”. Per Longobardi a quanto pare la maschera di IT 2 assomiglia all’ex ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli. Che è lo stesso genere di battute di chi scrive che la Meloni assomiglia a Gollum o la Santanchè alla bambola assasina. E sono tutte e tre battute pessime, nel caso non fosse chiaro. Un po’ come quando la Meloni postò una foto di Macron assieme a due ragazzi di colore che scatenò una ridda di battutine omofobe che i solerti admin della pagina della leader di Fratelli d’Italia non hanno mica rimosso.

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