Tutti i retroscena su Gigio Donnarumma e Mino Raiola

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-06-16

Dopo l’annuncio dell’addio al Milan si sprecano le ipotesi sulla decisione presa dal portiere e dal suo procuratore. C’è chi punta il dito sulla solidità economica futura della società e sui rischi dell’acquisto. E chi invece vede nel manager il dominus dell’ennesimo complotto

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Ieri il portiere del Milan Gigio Donnarumma ha comunicato attraverso il suo procuratore Mino Raiola che non intende rinnovare il contratto in scadenza l’anno prossimo con la società rossonera. Marco Fassone, a.d. del Milan scelto dalla nuova proprietà cinese, ha chiarito che l’offerta finale era persino superiore a quanto riportato dai media negli ultimi giorni (cinque milioni compresi bonus fino al 2022).

Tutti i retroscena su Gigio Donnarumma e Mino Raiola

La scelta di Donnarumma ha ovviamente shockato i tifosi milanisti, che non hanno preso bene la decisione del ragazzo dopo i vari baci alla maglia durante questa stagione e quella scorsa. In molti hanno puntato il dito su Raiola, considerato il sobillatore del portiere e che ieri ha incontrato la società accompagnato dal cugino di Donnarumma Vincenzo e dall’avvocato Vittorio Rigo. Ovviamente il tutto ha scatenato i retroscenisti di mestiere, alla caccia delle motivazioni di una decisione che è sembrata incomprensibile dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi. Marco Pasotto sulla Gazzetta punta il dito sulla proprietà della società rossonera, che secondo alcuni non avrebbe i requisiti per garantire un futuro solido e una squadra vincente non tanto oggi ma negli anni a venire:

Più probabilmente, Donnarumma e il suo agente hanno ritenuto più opportuno imbarcarsi in un altro progetto. In questo senso è difficile non ricordare le parole dette da Raiola a marzo («Non conosco i cinesi del Milan, ma finora stanno solo facendo una figura di m…»). Così com’è altrettanto corretto dire che il Milan le ha provate tutte.

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La scheda di Donnarumma su Transfermarkt

Secondo la Gazzetta il presidente Li Yonghong non intende assolutamente cederlo, confermando quanto era già filtrato nelle scorse settimane. Il che significherebbe lasciarlo ovviamente in rosa, ma senza i gradi da titolare. E perderlo l’anno prossimo a parametro zero, con il portiere già libero di accordarsi da gennaio 2017 con altre società, per l’estrema felicità del suo procuratore Raiola che potrebbe a quel punto spuntare un compenso più ampio di quello per Paul Pogba.

Donnarumma, Raiola e la società

Ovviamente i media sono partiti alla caccia della futura società di destinazione di Donnarumma. In pole ci sarebbe il Real Madrid, che oggi ha Keylor Navas in porta (e il goal preso in Champions League dimostra che nel ruolo si può migliorare) ma sembrava destinato a prendere De Gea. Oppure ci sarebbe la Juventus, i cui tifosi sono stati i principali destinatari dei baci alla maglia del Milan da parte del portiere. Infine si parla di Manchester United e Paris Saint Germain.

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Lo striscione di sostegno dei tifosi alla società

Invece Carlo Laudisa sulla Gazzetta dello Sport sostiene che alla decisione di ieri si è arrivati dopo il progressivo deterioramento dei rapporti tra la società e il clan del giocatore: «A Montecarlo (dove vive Raiola) non fu presa bene l’idea milanista di proporre un contratto anche ad Antonio, il fratello maggiore di Gigio. Idee propositive nelle intenzioni del club, vere e proprie invasioni di campo per il clan del portierone». Si punta il dito anche sulle fughe di notizie, mirate a mettere fretta al giocatore e ritenute responsabili degli striscioni della curva del Milan in sostegno della società:

Così Fassone e Mirabelli hanno agito con l’intento esplicito di chiudere la partita nel più breve tempo possibile e hanno sempre dato risalto mediatico alle loro mosse. Una scelta di campo che, passo dopo passo, ha avvelenato il campo «avversario». Quelle fughe di notizie dopo ogni vertice, compreso quello di Mino con la famiglia Donnarumma alla vigilia della convocazione con l’Under 21, hanno colmato la misura a giudizio del taciturno (stranamente) Raiola.

Un segnale ai cinesi?

C’è anche chi parla di un segnale ai cinesi. L’idea è che la complicata vicenda che ha portato alla cessione del Milan e i prestiti chiesti dall’attuale proprietario rischino nel giro di un paio d’anni di mandare all’aria l’acquisto e, soprattutto, di far finire la società nelle maglie del fair play finanziario, non consentendole così di rafforzarsi per tornare tra i top club d’Europa. Meglio andarsene in uno di questi, allora, sarebbe il ragionamento. Arianna Ravelli sul Corriere della Sera racconta che i tifosi sono per la linea dura e la totale rottura con Raiola, anche se questo significasse privarsi degli altri assistiti Abate e Bonaventura: “Gli avvocati messi in campo da Raiola minacciano di dare battaglia: sostengono che il Milan non ha protetto abbastanza Gigio dai media, parlano di clima vessatorio che mina la sua serenità e anche sull’eventuale tribuna sono pronti a cautelarsi. Ieri il cognato di Gigio ha scritto sui social (prima di cancellarlo) «società di pagliacci»”.

Di sicuro è una sconfitta per tutti. Chiedete a dieci operatori di mercato, esperti di trattative, amici di Gigio, vi risponderanno tutti che non se lo aspettavano. Perché, con un contratto di 4,5 milioni all’anno non molto più basso di quello che gli proporrà il Real, aveva più senso che Gigio — che ha di fronte vent’anni di carriera e svariati rinnovi di contratto — crescesse con calma, dove c’è un preparatore dei portieri bravissimo (Alfredo Magni) e dove può sbagliare con la certezza di essere protetto e coccolato comunque. Il Bernabeu ha un fascino incredibile (soprattutto per le tasche di Raiola), ma porta con sé anche un bel po’ di pressioni.

Giulio Cardone su Repubblica invece scrive che è possibile per esempio che Fassone ceda il portiere al Psg, che avrebbe pronti 40 milioni per acquistarlo. A quel punto che farà Raiola? Rifiuterà anche questa soluzione: lui vuole portarlo al Real e basta”.

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I precedenti di Raiola (La Repubblica, 16 giugno 2017)

Infine Maurizio Crosetti, sempre su Repubblica, ci segnala che forse la storia servirà per la fine dell’innocenza dei tifosi:

Ma prima dell’epilogo ancora molto lontano, ci attendono mesi al confronto dei quali la vicenda Totti/Spalletti era un capitolo di Piccole donne. Se davvero Donnarumma svernerà in tribuna forse su Marte e poi aspetterà il primo luglio 2018 e la nuova squadra, persino gli incroci bollenti tra Higuain, Napoli e Juventus saranno nulla al confronto. Va da sé che il nostro calcio non è pronto, e non può esserlo, a un simile divorzio tardivo. Qui si rischiano ricadute di ordine pubblico e non solo psicologico. Infine, forse si sarà capito che nulla può più essere concesso al sentimento e all’illusione della gente. La storia non bella ma vera di Gigio Donnarumma, con quel nome da topo dei cartoni e quel cuore da strega di Biancaneve, ci insegnerà una volta per tutte che chi crede alle maglie baciate e si commuove è un cretino. Però, che bello esserlo.

Già, che bello.

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