Opinioni

Giachetti vota sì al taglio dei parlamentari ma raccoglierà firme per il no al referendum

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-08

“Non c’è dubbio alcuno che il nostro sistema vada riformato, lo si dice da decenni e lo si è tentato di fare, e più andiamo avanti e più il ritardo è colpevole. E’ il taglio dei parlamentari la risposta? E’ evidente che non lo è. Lo sappiamo tutti che la risposta sarebbe il superamento del […]

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“Non c’è dubbio alcuno che il nostro sistema vada riformato, lo si dice da decenni e lo si è tentato di fare, e più andiamo avanti e più il ritardo è colpevole. E’ il taglio dei parlamentari la risposta? E’ evidente che non lo è. Lo sappiamo tutti che la risposta sarebbe il superamento del bicameralismo”: Roberto Giachetti in Aula alla Camera annuncia così il proprio sì, per lealtà alla maggioranza, ma con l’intenzione di raccogliere le adesioni dei deputati per chiedere il referendum. l bicameralismo – ha ricordato Giachetti – è nato per impedire che un governo possa governare senza essere sempre essere minacciato. Sarebbe necessario il rafforzamento degli Enti locali, con una Camera ad hoc. Sarebbe molto importante riorganizzare le competenze regionali. E poi l’abolizione degli Enti inutili come il Cnel. Tutti lo sappiamo ma significherebbe ammettere – ha aggiunto – che tre anni fa, il 4 dicembre 2016, abbiamo sbagliato. Ma per colpire una persona, Matteo Renzi, avete deciso di lasciare il Paese per anni nel pantano”. Ovviamente si riferisce al referendum delle riforme che ha portato alle dimissioni di Renzi.

matteo renzi patto m5s

Con la legge proporzionale “aumenteranno i danni del taglio dei parlamentari”, conclude Giachetti. “Perché si fa allora questa riforma? – si è infine chiesto Giachetti – perché bisogna lanciare uno scalpo ai peggiori istinti”. Ovvero di quelli con cui Renzi ha consigliato di fare un governo in una famosa intervista al Corriere che provocò un’improvvisa afonia in molti renziani, a ben vedere. Proprio in quell’intervista Renzi diceva che era il caso di dare l’ok alla riforma ormai arrivata alla quarta lettura per poi lasciar giudicare i cittadini tramite referendum. Anche se precisava che a lui la riforma non piaceva proprio.

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