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Gabrielli, Giachetti, Gentiloni: tre nomi per il dopo-Marino in Campidoglio

Alessandro D'Amato 17/06/2015

Il premier vuole sostituire l’attuale sindaco. In corsa due suoi fedelissimi e due outsider. Con il rischio di finire per perdere la Capitale

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Il prefetto Gabrielli, che probabilmente sarà commissario per il Giubileo. Roberto Giachetti, il parlamentare renziano ex Margherita in guerra totale e permanente con la minoranza PD. E il ministro degli Esteri Gentiloni, già trombato alle primarie che incoronarono Ignazio Marino. Questi i tre nomi che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha in mente per il dopo Ignazio Marino, ma in particolare punta su uno, come riferisce Maria Teresa Meli sul Corriere di oggi:

Il premier pensa che sia l’unico possibile esponente del Pd in grado di vincere l’ondata dell’antipolitica grillina. Lui che va in giro in scooter, che presiede le sedute della Camera dei deputati senza mettersi la cravatta, che si costringe a tirar fuori solo nelle uscite d’ordinanza con il presidente della Repubblica, lui che prende in giro in pieno Transatlantico di Montecitorio il grillino Di Battista, lasciandolo lì, a balbettare, è il prototipo del renziano della prima fase: competente, rottamatore, irriverente, preparato, senza vezzi né capricci, con un modo di fare che lo avvicina alla gente comune, tanto che nel palazzo sembra quasi un corpo estraneo.

GABRIELLI, GIACHETTI, GENTILONI: TRE NOMI PER IL DOPO-MARINO IN CAMPIDOGLIO
Che il vicepresidente della Camera, già espertissimo di regolamenti grazie alla militanza nei radicali e capo di gabinetto di Francesco Rutelli a Roma sia un “corpo estraneo” nel palazzo è discutibile. Che invece sia senza discussioni il più brillante renziano del parlamento è invece verissimo. Ma anche perché pare l’unico, nella cerchia di renziani, a conoscere abbastanza bene la macchina da sapere come utilizzarla anche per la propaganda, come per la famosa mozione su Porcellum e Mattarellum, in sé di poco valore ma utilizzata con grande capacità comunicativa all’epoca per spiegare che nel PD non erano per niente chiare le idee sulla legge elettorale.
giachetti sindaco di roma
E semmai uno degli ostacoli alla candidatura di Giachetti è proprio questo: in questi anni si è occupato soprattutto di legge elettorale e di polemiche interne al Partito Democratico, prima in minoranza e adesso in maggioranza: l’amministrazione di una città complessa come Roma farebbe al caso suo? Paolo Gentiloni, poi, è arrivato terzo alle primarie a Roma per il sindaco, superato da Ignazio Marino ma anche da David Sassoli all’epoca. Il candidato più renziano di quella tornata di primarie non fece breccia all’epoca nel cuore degli elettori romani. Ai quali anche il premier dovrebbe rendere conto, visto che nella tornata di primarie con Bersani a Roma la sua macchina organizzativa fece flop, e lui non fece certo il pieno delle preferenze a Roma.
Franco Gabrielli
UN PREFETTO SAREBBE PERFETTO?
Gabrielli è invece accreditato come seconda preferenza tra i renziani. Gabrielli gestirà Roma da commissario dopo le dimissioni del sindaco, secondo i programmi dei renziani, sommando quindi anche le competenze da commissario per il Giubileo. Un bell’accentramento di poteri che porterebbe il prefetto a entrare in tutti i gangli nascosti del potere romano, e quindi ad avere la necessaria padronanza per gestire una candidatura difficile. Anche qui, bisogna vedere se Gabrielli accetterà di prendersi il rischio. O se non converrà puntare su Raffaele Cantone, già sentito per Napoli e la Campania, e che potrebbe essere un nome ancora più adatto. A correre. Perché vincere sarà un’altra cosa. I romani che si vedranno defenestrare il sindaco per decisione di un capopartito, dello stesso partito implicato in Mafia Capitale, correranno poi alle urne per votare un altro candidato di quel partito?

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