Fratoianni nella bufera per aver candidato Soumahoro ma lui risponde: “Non mi pento”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-11-26

Una decina di dirigenti di Sinistra Italiana scrivono una lettera piena di accuse contro il segretario. Ma la sua replica non è una marcia indietro

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La vicenda di Aboubakar Soumahoro è diventata un vespaio tanto da aprire una vera e propria guerra in Sinistra Italiana con la lettera di una decina di dirigenti che chiedono conto a Fratoianni della scelta di candidarlo. Ma lui oggi in un’intervista a Repubblica difende le sue azioni e non si dice pentito

Fratoianni nella bufera per aver candidato Soumahoro ma lui risponde: “Non mi pento”

Una decina di dirigenti ha scritto una lettera chiedendo a “chi ha scelto di candidarlo, di assumere su di sé per intero la responsabilità politica di ciò che era prevedibile che accadesse ed è accaduto, convocando una apposita riunione della Assemblea Nazionale di Sinistra Italiana” rivolgendosi al segretario Nicola Fratoianni senza però citarlo mai in modo esplicito. I firmatari della lettera – Edoardo Biancardi, Stefano Ciccone, Elena Fattori, Sandro Fucito, Claudio Grassi, Alessia Petraglia, Serena Pillozzi, Antonio Placido, Silvia Prodi, Roberto Sconciaforni – basano le loro richieste su un’altra missiva, inviata a Fratoianni da alcuni dirigenti pugliesi di Si, che accusano la segreteria di Si di essere stata “perfettamente a conoscenza”, e “da molto tempo prima della prima della candidatura”, dei fatti che riguardano Aboubakar. Nella lettera, i dirigenti pugliesi scrivono che quando cominciarono a correre “voci sulla possibile candidatura di una persona così discussa sui territori dove ha operato” avvertirono Fratoianni, che però “mostrò completa indifferenza alle notizie riferitegli”.

Ma secondo i vertici di Sinistra italiana questa ricostruzione è senza fondamento: “La segreteria nazionale di Sinistra Italiana non era a conoscenza di notizie che configurassero condotte illecite o di indubbia gravità a carico delle cooperative riconducibili ai familiari di Aboubakar Soumahoro prima della sua candidatura. Chi lo afferma mente e cerca di strumentalizzare a fini politici un caso che sta amareggiando ogni cittadino di sinistra, noi per primi. Per questo respingiamo categoricamente ogni strumentale illazione: lo sciacallaggio a posteriori è sempre un brutto spettacolo, e noi non abbiamo intenzione di partecipare. Chi sostiene di aver sempre saputo dovrebbe chiedere a se stesso come mai non ha informato i cittadini o la magistratura prima delle elezioni”.

La risposta di Fratoianni: “Non mi pento”

“Credo che ci siano ancora delle zone d’ombra da chiarire ed è quello che noi gli abbiamo chiesto di fare.
Nel merito, punto per punto, nell’interesse suo, di chi lo ha votato e della dimensione collettiva di cui fa parte”. Così Nicola Fratoianni a Repubblica sul caso di Aboubakar Soumahoro.

Due dirigenti di Sinistra italiana sostengono di averla avvertita che anche lui poteva essere invischiato in qualcosa di torbido ed era meglio fermarsi. “Assolutamente no, nessuno mi ha mai parlato di sfruttamento o lavoro nero, se fosse accaduto avrei posto il problema. Attorno a Soumahoro, come capita a tanti personaggi pubblici, c’erano giudizi positivi ma anche polemiche riguardo a un suo eccessivo protagonismo personale nelle lotte sui migranti. Ma, ripeto, mai nessuno mi ha posto questioni di natura penale come quelle che stanno emergendo a Latina, a carico della sua famiglia”.

Si è pentito di averlo candidato? “No perché la scelta è stata fatta pensando che quei temi, quelle battaglie, sono essenziali per una forza come la nostra. E lo penso anche oggi. Sebbene non mi sfugga che il problema adesso è come sostenere e proteggere le lotte e le ragioni di chi quotidianamente le porta avanti dalle ripercussioni di questa vicenda. Ragioni e lotte che restano al centro della nostra iniziativa politica”. Basta l’autosospensione dal gruppo o deve dimettersi dal Parlamento? “Autosospendersi è stato giusto, il resto dipende da lui”.

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