Fabio Tortosa: il poliziotto che era alla Caserma Diaz (e ci rientrerebbe)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-14

Uno status pubblico su Facebook dell’utente Fabio Tortosa, che dice di essere stato fra gli ottanta poliziotti entrati nella caserma Diaz all’epoca della “macelleria messicana”, sta facendo molto discutere. Lo status è del 9 aprile e sembra proprio riferito alla condanna all’Italia inflitta dalla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, secondo la quale …

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Uno status pubblico su Facebook dell’utente Fabio Tortosa, che dice di essere stato fra gli ottanta poliziotti entrati nella caserma Diaz all’epoca della “macelleria messicana”, sta facendo molto discutere. Lo status è del 9 aprile e sembra proprio riferito alla condanna all’Italia inflitta dalla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, secondo la quale le forze dell’ordine inflissero delle vere e proprie torture ai manifestanti inermi, sorpresi nel sonno e selvaggiamente manganellati. Fabio Tortosa ribadisce che era nel VII Nucleo, ovvero il VII Nucleo Sperimentale, l’élite antisommossa protagonista dell’irruzione nella scuola genovese sotto il comando di Michelangelo Fournier, che per quell’operazione avrebbe poi parlato di “macelleria messicana“.
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Ma, spiega Tortosa, Fournier disse al processo che i suoi uomini, una volta entrati, trovarono una macelleria messicana, con ciò volendo raccontare un’altra verità sull’accaduto. Quella poi confluita nel libro Diaz, scritto da Canterini in coppia con Gian Marco Chiocci, oggi direttore del Tempo, in cui l’ex capo dei celerini accusa apertamente le alte sfere del Viminale di aver cercato di scaricare sui di lui e sui suoi uomini le responsabilità, anche penali, di quella “macelleria indiscriminata”. Non riuscendoci grazie alla caparbietà dei magistrati genovesi. Che però avrebbero commesso l’errore opposto, cioè di dividere la scena della Diaz in “buoni e cattivi”, dove buoni erano tutti gli occupanti del dormitorio improvvisato e cattivi tutti i poliziotti intervenuti. La tesi di Canterini, invece, è che all’interno della scuola ci furono gravi atti di resistenza – smentiti quasi del tutto nella ricostruzione processuale – e che gli uomini del VII Nuncleo non si siano abbandonati ad alcun pestaggio indiscriminato, a differenza di altri colleghi. In questo altro commento, Fabio Tortosa parla infatti di “retroscena” e “inculate” prese da chi è entrato alla Diaz.
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Tortosa è poliziotto del reparto mobile di Roma, è dirigente sindacale del Consap, dirigente della federazione italiana di football americano e vicepresidente della squadra di football americano Lazio Marines. In questo commento parla del libro di Lorenzo Guadagnucci sul G8: «il libro di Guadagnucci sull’irruzione alla Diaz, leggete la sua descrizione di chi lo picchiò».


Poi, l’attacco a chi non condivide il suo orgoglio, la nostalgia di non poter tornare ancora alla Diaz “mille e mille volte”. Eccolo: “Per quanto riguarda tutti voi; tranquilli, non vogliamo la pietas di nessuno. Sappiamo che siamo quelli ignoranti, scampati alla disoccupazione, lontani dai vostri salotti radical chic, dal vostro perbenismo becero, dal vostro politically correct. Siamo quelli che dopo un servizio di 10 ore dove abbiamo respirato odio, siamo pronti a rientrare nelle nostre case a dare amore ai nostri figli e alle nostre mogli. Ci troverai con una Ceres in mano, ti odieremo perche’ non hai la nostra tuta da OP, ma non te lo faremo sapere. Saremo sempre al tuo servizio, anche se quando ti rubano in casa, meriteresti, e sarebbe più coerente, che chiamassi Batman”. In questo video tratto da Radio Capital Tortosa spiega cosa intendeva dire con lo status

Edit: il profilo FB di Fabio Tortosa non è più raggiungibile. Intanto sul suo account sono in corso verifiche da parte della polizia.



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