Emily Ratajkowski e Bernie Sanders: la strana coppia

di Tommaso Giancarli

Pubblicato il 2016-02-10

Hillary Clinton resta la favorita, ma a Bernie resta comunque, non potendo avere i vertici politico-economici dalla sua, l’establishment delle supermodelle: sempre più di quanto possa dire il settantacinquenne socialista medio

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Sono entrambi statunitensi atipici (almeno rispetto allo stereotipo che ne abbiamo noi europei), il che non impedisce comunque loro di godere di una grande popolarità in patria; hanno entrambi radici ebraico-polacche; ed entrambi sono, forse loro malgrado e comunque ciascuno a modo suo, icone di fascino e sensualità. Non stupisce quindi che Emily Ratajkowski e Bernie Sanders siano finiti, al momento di schierarsi, dalla stessa parte della barricata; in particolare, la prima ha deciso di appoggiare la corsa alla nomination democratica del secondo. Solo il tempo ci dirà, ammesse la volontà della Ratajkowski e la buona salute del senatore del Vermont, se quest’ultimo restituirà il favore spendendosi per la prima supermodella alla Casa Bianca.

Here is my entire speech for Bernie Sanders #feelthebern
Pubblicato da Emily Ratajkowski su Lunedì 8 febbraio 2016

Emily Ratajkowski e Bernie Sanders: la strana coppia

La decisione della Ratajkowski, che ha anche tenuto un breve discorso durante la campagna elettorale di Sanders per le primarie del New Hampshire (non a caso stravinte), non è però da considerare nel campo ristretto del pettegolezzo o della curiosità, ma è a suo modo il segnale di un movimento che dura da mesi e che sta preoccupando l’entourage di Hillary Rodham Clinton: non solo i giovani in generale, ma anche le giovani donne, appaiono attratte dalla personalità di rottura e dalla candidatura fuori dagli schemi classici del socialista Sanders, che vanta a questo punto della campagna un seguito molto maggioritario fra le giovani generazioni. Il tentativo di Hillary Clinton di presentarsi come la candidata di genere, la prima in grado di realizzare il sogno di vedere una donna sulla poltrona più potente del mondo, cozza infatti con la percezione della sua candidatura come quella “di sistema”, appoggiata e finanziata non solo dal Partito Democratico (il che, essendo Sanders un indipendente, non pare scandaloso), ma anche dal cosiddetto “Big Money” delle grandi imprese e della finanza. E non ha aiutato troppo la Clinton, nel recuperare il voto delle donne, l’idea di affidarsi a figure iconiche come la femminista storica Gloria Steinem o l’ex segretario di Stato Madeleine Albright: quest’ultima in particolare ha sostenuto che “C’è un posto speciale all’inferno per le donne che non si aiutano tra loro”, affermazione che può essere definita in molti modi, ma difficilmente come femminista (è singolare, poi, quest’inferno che inghiotte le donne dissidenti ma non quelle che fanno bombardare capitali europee sulla base di pretesti fittizi). Hillary Clinton resta comunque la favorita – neanche negli Stati Uniti il voto dei giovani ha rilevanza decisiva – e probabilmente sarà la prima donna alla Casa Bianca. A Bernie Sanders resta comunque, non potendo avere i vertici politico-economici dalla sua, l’establishment delle supermodelle: che, insomma, è sempre più di quanto possa dire il settantacinquenne socialista medio.

Leggi sull’argomento: Bernie Sanders: un socialista alla Casa Bianca?

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