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L’efficacia (limitata) dell’enoxeparina nella cura del Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-19

Il farmaco è efficace solo se è in atto nel sangue del paziente infetto un’alterata coagulazione, altrimenti non sembrerebbe modificare la prognosi. Peraltro se venisse data in dosi inferiori al necessario non eserciterebbe la sua azione anticoagulante

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Uno studio multicentrico dell’AIFA su 300 pazienti in 14 centri in Italia mira a verificare l’efficacia nella cura al Coronavirus SARS-COV-2 e a COVID-19 dell’utilizzo delle eparine a basso peso molecolare nei pazienti adulti. In particolare si lavora sull’enoxeparina, un farmaco conosciuto ed usato da molti anni nella profilassi sia del tromboembolismo venoso sia dopo un intervento chirurgico sia in pazienti non chirurgici ma affetti da gravi patologie quali l’infarto, lo scompenso cardiaco o l’embolia polmonare. È inoltre utilizzata (a dosi basse) nei pazienti che stanno a letto per parecchio tempo onde impedire la formazione di trombi nelle vene delle gambe con successive possibili embolie. Spiega oggi Il Messaggero:

Nell’ultimo mese sono stati pubblicati numerosi lavori scientifici sull’utilizzo di enoxeparina in pazienti Covid. Sul Journal of Thrombosis and Haemostasis, Ning Tang e coll, del Tongji Hospital, Huazhong University di Wuhan (Cina),hanno studiato 449 pazienti con severa infezione da Covid-19 reclutati tra il primo gennaio ed il 13 febbraio di quest’anno. Tra questi, 99 pazienti sono stati trattati con enoxeparina per almeno 7 giorni. Mentre la mortalità a un mese tra i due gruppi (trattati e non trattati) non differiva, se si consideravano solo i più gravi, in cui le analisi facevano intuire un aumento della coagulazione (ad esempio pazienti con livelli di D-dimeroelevati) l’enoxeparina riduceva di molto la mortalità ad un mese (dal 52,4% al 32,8%).

In un interessante editoriale sulla stessa rivista, Jecko Thachil del Department of Haematology, Manchester Royal Hospital inglese, analizza tutti i vari meccanismi attraverso i quali l’eparina potrebbe esercitare un’azione benefica. Questi vanno dalla sua azione anticoagulante a quella antiinfiammatoria, da quella di aiuto alle cellule endoteliali che rivestono le arterie a quella di inibitore dell’attacco del virus Covid alle cellule polmonari (studiato però solo in modelli sperimentali e su un virus simile al Covid).

coronavirus numeri 18 aprile

Coronavirus: i numeri del 18 aprile (Il Messaggero, 19 aprile 2020)

 

Antonio Giuseppe Rebuzzi, docente di cardiologia all’università cattolica di Roma, spiega però che il farmaco è efficace solo se è in atto nel sangue del paziente infetto un’alterata coagulazione, altrimenti non sembrerebbe modificare la prognosi. Peraltro se venisse data in dosi inferiori al necessario non eserciterebbe la sua azione anticoagulante. Dato invece a dosi elevate potrebbe dare origine ad emorragie gastriche, vescicali o anche cerebrali.

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