L’intesa tra Mario Draghi e Enrico Letta

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-03-15

Mario Draghi conosce Enrico Letta da molti anni: e ora che è segretario PD il presidente del Consiglio può contare su di lui

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“Lavoravo a Parigi ma mi capitava di venire anche in Italia. Quando ero in Francia mi dicevano ‘brava Italia, è molto più efficiente di noi’. Quando ero qui mi dicevano: ‘dobbiamo copiare i francesi, il loro piano sul Recovery fund’. La verità è che abbiamo dovuto affrontare una situazione inedita e ognuno di noi si è trovato a guardare gli altri. Sono stati fatti errori, altre cose sono state fatte bene. Sappiamo bene che avremo ancora dei lutti e una situazione molto difficile davanti ma che dobbiamo restare uniti. La cosa che mi dispiace di più è la chiusura delle scuole e dei ragazzi costretti ad affrontare enormi difficoltà, che anche il mondo della cultura e del turismo si trovano ad affrontare. Ma questo è l’ultimo sforzo che ci viene chiesto”. Ieri il nuovo segretario del Pd, Enrico Letta, ospite di “Che tempo che fa” ha parlato della sua visione politica e di come vuole cambiare il Partito Democratico. Oggi La Stampa scrive che tra lui e Draghi ci sarebbe un’ottima intesa, fondata su europeismo e rifiuto degli ideologismi: “Il governo Draghi è il nostro governo. È la Lega che deve spiegare perché lo appoggia, non noi”, ha spiegato. E SuperMario apprezza.

Mario Draghi conosce Enrico Letta da molti anni. I due, complice anche l’antica consuetudine con lo zio Gianni  (lo storico braccio destro del Cavaliere), non hanno mai smesso di parlarsi, nemmeno nel periodo parigino del neosegretario Pd.

La differenza tra il rapporto che Draghi aveva con Zingaretti sarebbe palpabile:

Con l’arrivo dell’ex premier a Largo del Nazareno ora invece Draghi può contare su un solido alleato. Prima di accettare la candidatura a segretario, Letta ha chiamato il premier e – secondo quanto raccontano i ben informati – quest’ultimo lo ha incoraggiato ad andare avanti. I due sono uniti da una comune passione europeista e dal rifiuto degli ideologismi. Quando a settembre di due anni fa Draghi volò a Berlino per discutere con il ministro delle Finanze tedesco Olaf Sholz del futuro dell’Unione, Letta arrivò da Parigi per applaudire

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