I “dissidenti” M5S di #iodicono contro le capilista scelte da Di Maio

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-04-15

Una piccola fronda di attivisti si oppone alla scelta di Di Maio di decidere da solo chi saranno i capilista alle europee. Tra loro anche un deputato M5S, che ha partecipato alle Parlamentarie 2018 dove non è che il partito abbia brillato per il rispetto della democrazia diretta

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Oggi su Rousseau gli iscritti del MoVimento 5 Stelle sono chiamati a votare per la ratifica della decisione presa da Luigi Di Maio di nominare Maria Angela Danzì, Chiara Maria Gemma, Sabrina Pignedoli, Daniela Rondinelli e Alessandra Todde capilista alle elezioni europee del 26 maggio. Fino alle 19 di oggi gli iscritti certificati potranno decidere se confermare o non confermare i 5 nomi proposti dal Capo Politico del MoVimento 5 Stelle. A qualcuno però l’idea non è piaciuta.

Davide Galantino scopre che nel M5S gli attivisti vengono messi in secondo piano

È il caso di Davide Galantino, deputato pugliese del MoVimento 5 Stelle, che su Facebook ha dichiarato che voterà no alla ratifica dei capilista. Galantino ha preso come pretesto per i post – identici – con cui le cinque candidate annunciano la diretta della conferenza stampa per le elezioni europee 2019. Naturalmente il fatto che siano cinque post uguali non significa nulla, perché è il modello standard con cui vengono rilanciate le dirette su Facebook. Secondo Galantino invece è «impossibile quindi percepire personalità, modo di esprimersi o di relazionarsi», quasi fossero cinque cloni.

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Ma il problema non è quello, è che «attivisti e portavoce che hanno lavorato anni sul territorio» sono stati «messi in secondo piano, non mi pare essere un metodo meritocratico per scegliere i candidati da sponsorizzare». Anche perché il terzo turno delle Europarlamentarie, quello per ratificare le capilista, ha poco a che fare con il procedimento elettorale delle due tornate precedenti dove agli iscritti era data invece libertà di voto sulla scelta dei candidati da mettere in lista.

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Ecco che si apre una piccola fronda, con una sparuta minoranza di attivisti a 5 Stelle che retwitta l’hashtag diventato famoso per la battaglia contro il referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi nel 2016. Questa volta però si dice No alla decisione presa da Di Maio in totale autonomia calpestando i principi della democrazia diretta. Quello del capolista è soprattutto un ruolo simbolico ma ad alcuni pentastellati non va giù il ruolo di yes man. Gli attivisti hanno già deciso chi deve essere il primo della lista, dicono diversi pentastellati da giorni, da quando Di Maio ha annunciato che quella decisione sarà sua e sua soltanto e che “alla Rete” spetterà solo di ratificarla.

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Preferirebbero avere un maggior peso all’interno delle decisioni del partito. Eppure alcuni di loro, come Galantino, sono stati candidati con lo stesso metodo. Galantino è infatti passato per le Parlamentarie del 2018, ed è entrato in lista con 102 preferenze. Eppure anche durante quella tornata di votazioni interne su Rousseau si sono registrate proteste ed esclusioni più o meno arbitrarie. Tutte decisioni prese dal Capo Politico del M5S e dallo Staff di Rousseau. Come mai quelle decisioni dall’alto andavano bene mentre quelle per le europee no?

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