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“Dialogo con i talebani”, le parole di Conte fanno esplodere l’ennesima bomba all’interno del Movimento Cinque Stelle

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-08-20

La gaffe di Conte assume dei significati molto più grandi, il Movimento lo scarica e gli alleati si nascondono. La leadership dell’ex premier è sempre più debole

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Le parole di Giuseppe Conte hanno rappresentato l’ennesima bomba all’interno del Movimento Cinque Stelle. Questa volta quello che colpisce maggiormente non è il fatto in se. Sia pur grave, di politici che parlano a sproposito ne è piena l’antologia della nostra storia repubblicana. Quello che stupisce è come a distanza di una settimana dall’incoronazione, al primo inciampo il leader sia stato scaricato da tutte le voci autorevoli del Partito. Nel silenzio di quelle meno autorevoli. Persino il Pd la cui ragione sociale è ancora in fase di ridefinizione è riuscito ad emanciparsi davanti ad una frase così infelice, nel silenzio della frangia più contiana e sospinti dall’attuale classe dirigente. Nominata in altra stagione del partito. Il dissenso che suona più rumoroso è quello di Luigi Di Maio, Ministro degli esteri ed ex capo politico del Movimento. L’uomo che aveva portato i grillini più vicini di sempre alla maggioranza assoluta. “Dobbiamo giudicarli dalle loro azioni, non dalle parole, mantenendo una posizione ferma sul rispetto dei diritti umani e delle libertà, trasmettendo messaggi chiari tutti insieme”, così il Ministro degli esteri ha provato a mettere una pezza a colori sulla gaffe del suo leader.

“Dialogo con i talebani”, le parole di Conte fanno esplodere l’ennesima bomba all’interno del Movimento Cinque Stelle. Reazioni da tutto il mondo della politica

Se è poi vero come è vero che i problemi in casa sono quelli più grossi, le cose fuori non vanno meglio. Dal Pd, come detto, hanno parlato in molti: su tutti risaltano i messaggi di Lia Quartapelle e Andrea Marcucci. Durissimo il commento della responsabile esteri dei dem.

Lontano dall’avvocato del popolo anche il senatore Marcucci, notoriamente molto vicino alle posizioni renziane e da sempre divisivo rispetto alle posizioni del Partito Democratico. Tra i primi a rompere con la segreteria Letta, Marcucci era capogruppo alla Camera fino all’avvento dell’ex premier.

Risulta un autogoal della strategia politica la scelta di Enrico Letta di non lasciare nulla di scritto, chiaro il messaggio del non infierire su Conte. Timide rimostranze sono state espresse ieri al Tg3. Dal Blog delle Stelle arriva anche un post durissimo di Beppe Grillo, in cui prima attacca l’occidente per strizzare l’occhio ai cinesi che sono alleati geopolitici della Cina. Poi individua nei vari Ministri degli esteri italiani gli “yes man” che sono concausa di quello che è accaduto.

Dal suo profilo Twitter Matteo Renzi non scrive nulla ma rilancia i post dei nomi noti di Iv, tutti in campo contro l’avvocato del popolo. I vivaci dopo i mesi di offese in cui il loro leader aveva definito rinascimentale la dittatura saudita, colgono la palla al balzo e rispondono duramente a Conte.

“Dialogo con i talebani”, le parole dell’ex premier e la reazione di Draghi

Dietro l’intervento di Luigi Di Maio al G7 pare secondo alcuni, ci sia il burattinaio Mario Draghi. Noto per la sua efficacia senza dire. La risposta di Conte sarebbe parsa abbastanza indigesta al premier che avrebbe commissionato la smentita ufficiale al Ministro degli Esteri, quel Luigi Di Maio che è sempre più una spina nel fianco per il leader. Capo assoluto dei governisti e volto amico agli aficionados della prim’ora.

Solo in serata arriva la risposta dell’ex professore all’Università di Firenze. Definisce “vergognosa” la speculazione sulle sue parole e poi attacca Renzi e i renziani. Un problema, certo, ma non l’unico. Anzi. Nonostante nel suo lungo post provi ad addrizzare la mira, il messaggio è ormai chiaro: non è Italia Viva il problema del Movimento Cinque Stelle. La perdita della leadership e lo scarsissimo appeal che i pentastellati esercitano ha indebolito la posizione degli esponenti, ogni errore ora vale doppio. L’insurrezione furente del Pd ne è la testimonianza.

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