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Ora Di Maio vuole la tregua con Salvini
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-04-25
«Rischiamo di diventare marginali», spiegano altri esponenti ai vertici del Movimento. Un ragionamento che si insinua sempre di più nel M5S
Luigi Di Maio è stanco di litigare con Matteo Salvini e vuole una tregua, se non la pace. In due retroscena il Corriere della Sera e Repubblica raccontano oggi che il bisministro e vicepremier ne ha abbastanza di darle e prenderle dall’alleato.
«Il giochino elettorale ci sta sfuggendo di mano», ha detto ai suoi collaboratori. Il messaggio è passato di chat in chat nel mondo 5 stelle. «La gente al dunque si stufa». La tattica di ribattere colpo su colpo, di marcare stretto l’alleato che vola nei sondaggi potrebbe non pagare. La linea grillina, dopo il durissimo confronto in consiglio dei ministri con il segretario leghista, è abbassare i toni. Salvini e Di Maio non si sono sentiti al telefono ieri, ma è come se l’avessero fatto concordando dichiarazioni di tregua e di lunga vita all’esecutivo.
Goffredo De Marchis spiega che sono alti motivi ideali a spingere Di Maio alla tregua: i sondaggi.
La preoccupazione ora è che questo clima di incertezza sul futuro del governo, questo vivere sempre agli sgoccioli, possa danneggiare anziché aiutare la rimonta. Insomma, la strategia non funziona alla perfezione anche se un paio di giorni fa, alla Camera, il Movimento ha invitato il capo di un istituto di sondaggi: la crescita del Pd si è fermata, ha detto il manager, se continua così il sorpasso non ci sarà state tranquilli. Questo pericolo perciò si allontana. Resta la corsa prodigiosa della Lega, che cambierà gli equilibri nella maggioranza e porterà come minimo a un rimpasto.
Mentre Alessandro Trocino ci spiega che per il M5S l’ipotesi di far cadere il governo dopo le elezioni europee ha ormai perso molto valore:
Fuor di metafora, se negli ultimi giorni nel Movimento si dava per scontato che il cammino dell’esecutivo gialloverde, e della strana coppia Salvini-Di Maio, si sarebbe esaurito dopo le Europee, a ottobre, la stessa consapevolezza sta diventando un timore: che i risultati del voto premino Salvini e Meloni a tal punto da consentire loro di far cadere governo e legislatura e andare insieme a Palazzo Chigi.
«Rischiamo di diventare marginali», spiegano altri esponenti ai vertici del Movimento. Un ragionamento che si insinua sempre di più nel M5S. E che fa riflettere anche Di Maio sulla possibilità di un’inversione di rotta. Il vicepremier chiede che nel governo ci sia «un cambio nel metodo e ci sia più condivisione» e ribadisce con i suoi la fiducia nell’alleato: «Io di Salvini continuo a fidarmi e voglio andare avanti nel governo,possiamo fare cose importanti. Sono dei tanti intorno a lui che ho paura di non potermi fidare».
Insomma, Salvini è buono. A traviarlo sono le cattive compagnie.
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