Il Quirinale smentisce Di Maio su Bagnai e Siri ministri

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-05-28

Il leader M5S sostiene di aver proposto altri due nomi al Colle al posto di Savona. Ma il presidente fa sapere che non è vero. Intanto il professore dice la sua sulla bocciatura di Mattarella

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Luigi Di Maio, in diretta da Barbara D’Urso a Pomeriggio Cinque, ha sostenuto di aver fatto al Quirinale nomi alternativi a quello di Paolo Savona, che oggi è tornato a parlare su Scenarieconomici.it per dare la sua versione dei fatti. In particolare ha citato Armando Siri e Alberto Bagnai, sostenendo che li avrebbe proposti come ministri dell’Economia.

Il Quirinale smentisce Di Maio su Bagnai e Siri ministri

Matteo Salvini in diretta da Barbara D’Urso ha detto di non aver saputo nulla delle proposte di Di Maio. Ma soprattutto, il Quirinale con un comunicato ha smentito: “Non risponde a verità la circostanza, riferita dall’on. Luigi Di Maio a Pomeriggio 5, che al presidente della Repubblica siano stati fatti i nomi di Bagnai e Siri come ministri dell’Economia”. Tutte le consultazioni sono verbalizzate virgola per virgola dal giovane consigliere che siede accanto a Mattarella, Daniele Cabras.

di maio barbara d'urso

Intanto in una lunga nota rilasciata attraverso scenarieconomici.it il professor Paolo Savona dice la sua sull’accaduto:

Ho subito un grave torto dalla massima istituzione del Paese sulla base di un paradossale processo alle intenzioni di voler uscire dall’euro e non a quelle che professo e che ho ripetuto nel mio Comunicato, criticato dalla maggior parte dei media senza neanche illustrarne i contenuti. Insieme alla solidarietà espressa da chi mi conosce e non distorce il mio pensiero, una particolare consolazione mi è venuta da Jean Paul Fitoussi sul Mattino di Napoli e da Wolfgang Münchau sul Financial Times.

Il primo, con cui ho da decenni civili discussioni sul tema, afferma correttamente che non avrei mai messo in discussione l’euro, ma avrei chiesto all’Unione Europea di dare risposte alle esigenze di cambiamento che provengono dall’interno di tutti i paesi-membri; aggiungo che ciò si sarebbe dovuto svolgere secondo la strategia di negoziazione suggerita dalla teoria dei giochi che raccomanda di non rivelare i limiti dell’azione,perché altrimenti si è già sconfitti, un concetto da me ripetutamente espresso pubblicamente. Nell’epoca dei like o don’t like anche la Presidenza della Repubblica segue questa moda.

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Più incisivo e vicino al mio pensiero è il commento di Münchau. Nel suo commento egli analizza come deve essere l’euro per non subire la dominanza mondiale del dollaro e della geopolitica degli Stati Uniti, affermando che la moneta europea è stata mal costruita per colpa della miopia dei tedeschi. La Germania impedisce che l’euro divenga come il dollaro “una parte essenziale della politica estera”. Purtroppo, egli aggiunge, il dollaro ha perso questa caratteristica, l’euro non è in condizione di rimpiazzarlo o, quanto meno, svolgere un ruolo parallelo, e di conseguenza siamo nel caos delle relazioni economiche internazionali; queste volgono verso il protezionismo nazionalistico, non certo forierodi stabilità politica, sociale ed economica. È il tema che con Paolo Panerai ho toccato nel pamphlet recentemente pubblicato su Carli e il Trattato di Maastricht, dove emerge la lucida grandezza di Paolo Baffi.

L’Italia registra fenomeni di povertà, minore reddito e maggiore disuguaglianze. Il 28 e 29 giugno si terrà un incontro importante tra Capi di Stato a Bruxelles: chi rappresenterà le istanze del popolo italiano? Non potrà andarci Mattarella, né può farlo Cottarelli. Se non avesse avuto veti inaccettabili, perché infondati, il Governo Conte avrebbe potuto contare sul sostegno di Macron, così incanalando le reazioni scomposte che provengono dall’interno di tutti indistintamente i paesi-membri europei verso decisioni che aiutino l’Italia a uscire dalla china verso cui è stata spinta. Münchau giustamente afferma che “teme non vi sia un sostegno politico nel Nord Europa” e quindi non ci resta che patire gli effetti del protezionismo e dell’instabilità sociale. Si tratta di decidere se gli europeisti sono quelli che stanno creando le condizioni per la fine dell’UE o chi, come me, ne chiede la riforma per salvare gli obiettivi che si era prefissi.

Leggi sull’argomento: Perché Mattarella ha bocciato Paolo Savona

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