Rassegna Stampa

La verità sulla democrazia diretta da Grillo & Casaleggio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-18

Solo il 15% degli iscritti partecipa alle votazioni, in calo discussioni e commenti: problemi tecnici, limitata trasparenza delle procedure e scelta degli argomenti determinata dai leader

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Uno studio curato da Lorenzo Mosca, professore alla Scuola Normale Superiore, di cui parla oggi Matteo Pucciarelli su Repubblica, rivela che la democrazia diretta targata MoVimento 5 Stelle è sempre più deserta: se nel 2012 su beppegrillo.it partecipava alle votazioni (ad esempio a quelle per individuare i candidati alle elezioni) il 64% degli iscritti,
cinque anni dopo si è scesi al 15.

Spiega il professore, il quale ha preso in esame tutte le 66 votazioni online fatte in questi anni dal Movimento, che «generalmente notiamo come ci sia poca cura dei processi partecipativi, si moltiplicano le iniziative ma si perde l’attenzione su ciò che già c’è. Quindi l’offerta dei prodotti della Casaleggio è cresciuta, ma l’obiettivo di far partecipare di più le persone non è stato raggiunto». Infatti dopo il blog di Grillo è nato il portale Lex, per discutere le proposte di legge, e infine Rousseau (“intelligenza attiva e azioni sul territorio”, è il claim che si dà il portale).

Il calo della partecipazione lo si intuisce anche dal numero di commenti alle proposte di legge: a fronte di un numero stabile di proposte messe in discussione nei quattro anni di vita di Rousseau, il numero medio di commenti per legge è passato da 446 nel 2014, a 184 nel 2015, 144 nel 2016 e 63 nel 2017. Altra questione: la natura stessa e le possibilità di uso della piattaforma Rousseau negano ogni possibilità di interazione orizzontale tra gli utenti, consentendo solo interazioni verticali tra rappresentanti e utenti. «C’è una concezione aggregativa del processo, e non deliberativa tipica dei movimenti», ragiona Mosca. E poi, solo in 49 casi sui 326 considerati (il 15 per cento) chi ha gestito le discussioni inerenti le proposte di legge pubblica un report in cui dà conto dei commenti di ricevuti.

Nella relazione del professore si fa notare che «la lunga serie di votazioni online ha evidenziato diverse criticità tuttora irrisolte: problemi tecnici riguardanti la procedura di voto; limitata trasparenza delle procedure di voto e incompletezza dei risultati, in particolare con riferimento agli aventi diritto; tempistiche delle votazioni, spesso annunciate via email con scarso preavviso, anche a votazioni già in corso, con durata limitata a un solo giorno ed
esclusivamente in orari lavorativi, il che ha reso difficile per molti iscritti partecipare; scelta degli argomenti determinata esclusivamente dai leader; informazioni incomplete e asimmetriche sui temi in votazione, con una chiara messa in risalto delle preferenze dei leader, a scapito degli argomenti concorrenti».

Infine, «controllo esclusivo delle procedure di voto da parte della Casaleggio, col rischio di possibili manipolazioni». La ricerca è stata illustrata allo stesso Davide Casaleggio. Il quale non ha fatto un plissé: «Non conosco questi dati, non sono ufficiali». Per avere tutti quelli ufficiali però servirebbe la trasparenza dei dati. Che non c’è.

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