Sorpresa: il Decreto Dignità non fermerà la pubblicità del gioco d’azzardo online

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-18

Grazie al decreto voluto da Luigi Di Maio da oggi chi ha una licenza italiana per una piattaforma di gaming online non potrà più farsi pubblicità. Gli operatori stranieri senza licenza in Italia (quindi illegali) potranno invece continuare a farlo. È la Gigginomics, bellezza

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Da oggi grazie al Decreto Dignità fortemente voluto dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio non sarà più possibile fare pubblicità online a siti di scommesse e di gioco d’azzardo in genere. Google ha annunciato che già da oggi non ha bloccato la pubblicità per giochi online e scommesse con “AdWords”, il servizio pubblicitario del motore di ricerca. In un comunicato Google ha fatto sapere come le norme del servizio siano state modificate “con efficacia immediata” nella sezione italiana, “alla luce di alcune considerazioni legali”.

Davvero non si trova più pubblicità online del gioco d’azzardo?

Esulta il vicepremier Di Maio che su Facebook ieri scriveva “oggi anche Google ha preso atto che in italia la pubblicità al gioco d’azzardo è bandita”. Il ministro è orgoglioso del risultato, perché l’Italia è il primo paese in Europa a “compiere questo atto di civiltà”. Secondo il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle grazie al provvedimento che vieta la pubblicità la lotta all’azzardopatia “finalmente viene combattuta con strumenti efficaci”.

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E si potrebbe anche credergli, se non fosse che in Italia il gioco d’azzardo (siti di scommesse, casinò online e così via) è ancora legale. Così legale che il provvedimento di liberalizzazione del 2009 è stato “venduto” come  Decreto Abruzzo. Il motivo? Con i soldi della legalizzazione del gioco d’azzardo si trovavano le risorse per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma. Nel frattempo i big europei del gaming online hanno già chiesto alla Commissione Europea di richiamare l’Italia al rispetto delle direttive comunitarie. Secondo Maarten Haijer, segretario generale della European Gaming and Betting Association (EGBA) il provvedimento – contrariamente a quanto previsto dall’UE – non è stato notificato dal governo per il periodo obbligatorio di valutazione di tre mesi, necessario per tutte le norme e i regolamenti tecnici degli Stati dell’Unione. Rendere illegale la pubblicità di qualcosa che per la legge e per lo Stato è lecito è poi un contributo così fondamentale a combattere l’azzardopatia? Probabilmente no, visto che il gioco continuerà ad essere legale. In parole povere, chi vuole andare sui siti di scommesse o sui casinò online oggi continuerà a trovare siti di scommesse e casinò online.

Come il Decreto Dignità distruggerà il gaming online legale

La differenza è un’altra, e dà pienamente la misura di quanta poca dignità ci sia nel roboante decreto del governo gialloverde. Non serve molto per scoprirlo, basta compulsare su Google (sì, il motore di ricerca) chiavi di ricerca come “casinò online” o “poker online” (sebbene il poker non sia un vero e proprio gioco d’azzardo).

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La soluzione per aggirare i vincoli? Fare pubblicità ai siti di playmoney

Si scoprirà  che Google continua a mostrare tra i risultati anche gli annunci di siti di scommesse o di casinò online. Ohibò, il potente colosso di Silicon Valley sta infrangendo la legge italiana? No. Semplicemente ha smesso di mostrare  la pubblicità dei siti di gaming online che operano con una licenza (quindi sono legali) e al suo posto mostra la pubblicità di tutti quei siti in possesso di una licenza internazionale; che però non è legale in Italia. Ovviamente c’è un modo per farsi beffe del Decreto Dignità: basterà fare pubblicità di servizi playmoney che con il decreto è ancora legale.

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Insomma, il Decreto Dignità che vorrebbe “risolvere” il problema serio e reale dell’azzardopatia va a colpire unicamente la pubblicità online di siti che hanno ottenuto una regolare licenza – la famosa “licenza AAMS”-  e rispettano le direttive dei Monopoli di Stato (e che, per inciso, pagano pure le tasse). I siti mostrati da quegli annunci non hanno sede in Italia, non pagano le tasse in Italia e molto probabilmente non hanno alcuna certificazione italiana.

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C’è chi sostiene che in questo modo si darà una mano alla criminalità organizzata, lasciando sempre più spazio a piattaforme che non hanno la licenza ad operare nel nostro Paese. Giocare su una piattaforma internazionale senza licenza italiana è illegale. Altri sottolineano come vietando la pubblicità online si va ad incidere in modo pesante su chi, su quella pubblicità (di un prodotto legale), ha costruito – lecitamente – un’impresa. In poche parole, il Decreto di Di Maio non solo non risolve il problema dell’azzardopatia ma rischia di creare perdite anche a quelle aziende che si sono messe in regola per operare nel nostro Paese. Di Maio ritiene che il periodo transitorio di un anno per recedere dai contratti sia sufficiente, ma qualcuno sicuramente ci rimetterà. L’azzardopatia e la ludopatia sono fenomeni che hanno un forte impatto sociale che va ben oltre il gioco online.  Il Decreto Dignità invece va ad impattare solo lì, nella speranza che lo stop alla pubblicità e alle sponsorizzazioni del gioco d’azzardo su qualunque mezzo (stampa, televisione, radio, internet) salvi gli “azzardopatici”. Ma di misure concrete (su sale VLT, sui Gratta e Vinci, etc) non ce ne sono.

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