Economia
Decreto Agosto: stop aiuti alle Partite IVA e ai co.co.co.
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-07-27
Dei dodici sussidi messi in campo da marzo a luglio molti non saranno rinnovati: a partire dal reddito di emergenza scaduto il 30 giugno, che ha avuto la metà delle domande previste, fino al sostegno di 1.000 euro per i cococo e all’una tantum per i braccianti
Con il decreto Agosto non verranno rinnovati gli aiuti alle Partite IVA e ai collaboratori coordinati e continuativi, così come il reddito di emergenza e gli aiuti ai braccianti. Mentre il provvedimento è ancora in fase di bozza, Repubblica anticipa la fine di alcuni dei sussidi messi in campo a marzo:
Ma dei dodici sussidi messi in campo da marzo a luglio molti non saranno rinnovati: a partire dal reddito di emergenza scaduto il 30 giugno, che ha avuto la metà delle domande previste, fino al sostegno di 1.000 euro per i cococo e all’una tantum per i braccianti. Non replicano anche i 6 miliardi a fondo perduto per professionisti, artigiani, commercianti e imprese che hanno subito perdite di fatturato durante il lockdown e che l’Agenzia delle entrate erogherà fino a metà agosto. Le partite Iva avranno comunque una boccata di ossigeno con la rateizzazione biennale della metà dei versa-menti di settembre e con due mesi in più, fino al 31 ottobre, di blocco delle cartelle esattoriali.
Sul pacchetto lavoro tuttavia continua il braccio di ferro tra grillini e Tesoro sulla proroga del divieto del licenziamento che scade il 17 agosto. Il Tesoro è contrario a normarlo nuovamente per legge, per evitare una sorta di “limbo” legislativo in cui il lavoratore non potrebbe prendere né la cassa né la Naspi (il sussidio di disoccupazione). Del resto, si aggiunge, in Francia, Spagna e Germania vige come da noi semplicemente il divieto delle aziende di licenziare durante l’utilizzo della cassa integrazione. I Cinque Stelle invece vogliono un rinnovo del blocco per legge.
In più, per impedire l’utilizzo di questa specie di “sovvenzione impropria” il Tesoro sta studiando una sorta di bonus-malus sulla cassa integrazione: l’impresa che ricorre all’ammortizzatore sociale, oltre ad assicurarsi con i normali contributi Inps di fronte ad un periodo di magra, pagherà una sorta di franchigia del 10 % quando lo userà.