De Masi e Virginia Raggi sindaco strepitoso

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-08

“A Roma abbiamo un sindaco strepitoso e quando nomino Virginia Raggi tutti si mettono a ridere: è una poveretta messa lì da Grillo e lasciata sola in totale isolamento. Chissà se ha accettato per vanagloria e forse ora se ne pente e temo anche che si possa suicidare, magari gettandosi da un terrazzino del Campidoglio”. …

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“A Roma abbiamo un sindaco strepitoso e quando nomino Virginia Raggi tutti si mettono a ridere: è una poveretta messa lì da Grillo e lasciata sola in totale isolamento. Chissà se ha accettato per vanagloria e forse ora se ne pente e temo anche che si possa suicidare, magari gettandosi da un terrazzino del Campidoglio”. Lo ha detto, sorridendo e provocando l’ilarità del pubblico presente ad un affollato incontro, questa mattina, il sociologo Domenico De Masi intervenendo all’evento dal titolo “Roma come metafora” al Festivaletteratura 2019 a Mantova, dove ha presentato il suo nuovo libro ”Roma 2030. Il destino della capitale nel prossimo futuro” (Einaudi). “Ho detto a Grillo: ‘se tu non risolvi il problema di Roma, la prossima volta ti ammazzo’, tanto ho 81 anni e vado agli arresti domiciliari a casa e ci sto benissimo. Poi ho anche ringraziato Grillo, perchè ci ha salvato in questi giorni dal pre-fascismo”. Così De Masi ha concluso la sua battuta, non prima però di chiedere “un applauso per la Raggi per evitare che si suicidi”. E parlando dei sindaci predecessori della Raggi, il sociologo profesore emerito dell’Università “La Sapienza” di Roma ha osservato: “Marino è stato l’unico rivoluzionario e infatti è stato mandato via. Siccome non accettava le raccomandazioni che venivano dal Pd di Renzi è stato fatto fuori ; ed è stato l’unico sindaco criticato anche dal Papa. Alemanno? Fu fatto sindaco per la solita saggezza della sinistra. Rutelli? Ha fatto molto bene in occasione del Giubileo”.

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Domenico De Masi, coadiuvato da un gruppo di prestigiosi esperti, delinea nel libro il futuro della Capitale da qui al 2030. Ma prima di parlare del futuro, ricorda il passato della Capitale, anche con un florilegio di citazioni da cui si evince che la ”situazione penosa” di Roma è descritta da secoli. Nel 1817, durante un soggiorno a Roma, Stendhal annotò: ”Mai uno sforzo, mai un po’ d’energia: niente che vada di fretta”. Due secoli dopo è la volta di Andy Warhol: ”Roma è un esempio di quello che succede quando i monumenti di una città durano troppo a lungo”. Ma cosa si potrà dirne nel prossimo futuro? Grazie alla ricerca condotta con il metodo Delphi da De Masi, si dispone ora di uno scenario della Roma 2030 e delle sue tre anime: quella di metropoli, quella di capitale della Repubblica e quella di città-mondo. Allo studio hanno contribuito dodici grandi conoscitori del sistema urbano, esperti di altrettante discipline. Il destino di Roma, intrecciato con quello dell’Italia e del mondo, dipende dalla soluzione dei problemi amministrativi e, prima ancora, da una visione alta, coerente con il ‘genius loci’ di questa città unica. Il premio Nobel Theodor Mommsen amava dire: ”A Roma non si sta senza avere propositi cosmopoliti”. ”E cosmopoliti vuol dire molto più che globali”, annota De Masi.

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