COVID-19: il pallido cavaliere dell’Apocalisse

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-07-17

Un libro che sto leggendo, e che consiglio, è “1918. L’influenza spagnola. La pandemia che cambiò il mondo” di Laura Spinney (in Inglese “Pale Rider: The Spanish Flu of 1918 and How It Changed the World”. E’ un libro profetico in quanto scritto del 2017. Molto impressionanti le similitudini con il contagio attuale del Covid. …

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Un libro che sto leggendo, e che consiglio, è “1918. L’influenza spagnola. La pandemia che cambiò il mondo” di Laura Spinney (in Inglese “Pale Rider: The Spanish Flu of 1918 and How It Changed the World”. E’ un libro profetico in quanto scritto del 2017. Molto impressionanti le similitudini con il contagio attuale del Covid. Entrambe le epidemie furono sottostimate all’inizio. Entrambe hanno scatenato “esperti” che hanno detto (e scritto) una serie di cose generalmente senza senso. Entrambe hanno generato un’atmosfera complottistica internazionale. Entrambe sono state una ghiotta occasione per i governi di utilizzare lo stato di emergenza per tenersi stretto il potere. Ad entrambe hanno attribuito (senza alcun riscontro medico) effetti di lungo periodo come la sindrome della stanchezza cronica. Entrambe all’inizio hanno prevalentemente colpito la fascia più anziana della popolazione. Entrambe sono scomparse, misteriosamente, durante l’estate.

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C’è (per fortuna, almeno per il momento) una differenza fra i due contagi. L’influenza spagnola dopo l’estate riapparve ancora più virulenta e letale soprattutto verso i più giovani. Il Covid19 per il momento ha colpito con durezza solo la fascia più anziana della popolazione. La conclusione che si trae leggendo il libro è che oggi l’umanità ha reagito sostanzialmente allo stesso modo che 100 anni prima e come aveva reagito nel 1600 di fronte alla peste descritta da Manzoni. L’unica differenza è il progresso della scienza ci ha permesso di reagire al contagio (avremo un vaccino nel giro di un anno e abbiamo individuato un protocollo efficace per contrastare efficacemente lo svilupparsi della malattia) anche se non abbiamo ancora capito molte cose. Ad esempio nessuno ci ha ancora spiegato in modo convincente perché, come notato dal virologo Zangrillo, il virus sia diventato improvvisamente così poco aggressivo.

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Inoltre la scienza non ci ha ancora tranquillizzato. Questo inverno il virus ritornerà temibile come durante la scorsa primavera? Forse no, perché certamente abbiamo imparato a comportarci “bene”: si usa la mascherina, le categorie più a rischio stanno molto attente a mantenere il distanziamento sociale, alcuni luoghi di contatto sociali, tipo scuole, musei, biblioteche, teatri, sono stati chiusi e riapriranno solo parzialmente e lentamente. Ci sono però aspetti che non tranquillizzano più di tanto: le autorità che non hanno saputo reagire tempestivamente all’emergenza sono ancora saldamente attaccati alla poltrona (ad esempio Arcur, chei non era riuscito a procurare in tempo utile le mascherine dopo qualche mese che il contagio era iniziato, continua ad essere il commissario che dovrebbe contrastare l’eventuale seconda ondata), l’Italia non può chiudere per sempre le sue frontiere (e in molto altri paesi, il contagio ha adesso raggiunto dimensioni quasi bibliche), non abbiamo un sistema di tracking efficace (l’app Immuni è stato il classico fiasco annunciato), la vita lavorativa sta riprendendo ai ritmi pre-Covid (personalmente, dopo 4 mesi e mezzo, ritornerò la prossima settimana a prendere il treno ed inizierò ad avere pranzi/cene di lavoro), sono ritornati in piena funzione spazi di socialità e d’incontro per i giovani ( fa senso vedere le Scuole e le Università chiuse e i pub pieni…). Tenuto conto di tutto ciò, credo probabile che il virus ritorni a circolare il prossimo inverno soprattutto nelle zone “vergini” del Sud anche se non dovrebbe raggiungere la virulenza di qualche mese fa.

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