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L’Italia chiude le frontiere con Serbia, Montenegro e Kosovo
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-07-16
Il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato di aver firmato una nuova ordinanza che aggiunge Serbia, Montenegro e Kosovo alla lista dei paesi “a rischio”. “Chi è stato negli ultimi 14 giorni in questi territori ha il divieto di ingresso e transito in Italia
Il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato di aver firmato una nuova ordinanza che aggiunge Serbia, Montenegro e Kosovo alla lista dei paesi “a rischio”. “Chi è stato negli ultimi 14 giorni in questi territori – ha affermato Speranza – ha il divieto di ingresso e transito in Italia. Nel mondo l’epidemia è nella fase più dura. Serve la massima prudenza per difendere i progressi che abbiamo fatto finora”.
L’Italia chiude le frontiere con Serbia, Montenegro e Kosovo
Serbia, Montenegro e Kosovo si vanno così ad aggiungere ad Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana, ovvero i 13 paesi da cui è vietato attualmente l’ingresso in Italia. Nei giorni scorsi era stato lanciato l’allarme nei confronti dei paesi dell’Europa dell’Est e in particolare dei Balcani, dove il Covid 19 era in remissione e invece, nelle ultime due settimane, ha ripreso forza, provocando focolai localizzati e un robusto aumento dei positivi.
In particolare la Serbia, che il Consiglio dell’Unione europea aveva inserito nella white list, raccomandando agli stati membri «l’eliminazione graduale delle restrizioni temporanee ai viaggio non essenziali». è oggetto di una seconda ondata con un andamento sovrapponibile alla prima di metà aprile. E secondo il governatore veneto, il leghista Luca Zaia, il ceppo serbo è più aggressivo di quello italiano. «Ho fatto sequenziare il virus dei 4 positivi arrivati dalla Serbia, ha una virulenza maggiore» (un’affermazione senza alcuna base scientifica). In due infografiche pubblicate nei giorni scorsi si vede la ripresa dei contagi nei paesi dei Balcani:
Il Corriere della Sera ha raccontato ieri la situazione della Serbia, dove l’annuncio di un nuovo lockdown ha dato il via la settimana scorsa a un assalto al parlamento a Belgrado:
«II sistema sanitario è sovraccarico». Dopo 344 nuovi contagi, con il totale che ieri ha sfiorato quota 20 mila e 418 il numero complessivo dei morti, il governo di Belgrado ammette la crisi. Il ministro della Sanità Zlatibor Loncar ha parlato di situazione seria e di ospedali sotto pressione. La Serbia sconta l’apertura decisa a fine aprile. Da allora nel Paese si è votato, si sono consentiti eventi sportivi con 20 mila spettatori negli stadi, un torneo regionale di tennis organizzato da Novak Djokovic, interrotto per i tanti contagi, compreso lo stesso campione serbo. Ristoranti e bar molto raramente osservano le restrizioni previste per spazi e distanziamento. Di fronte alla minaccia di un nuovo lockdown, sono iniziate le proteste degenerate in scontri e violenze e organizzate per attaccare il presidente Aleksandar Vucic e il suo autoritarismo. E che si tengono nonostante il divieto di raduni con più di dieci persone.
Complicata anche la situazione in Kosovo:
L’ avanzata del coronavirus, che ha già fatto 108 vittime in Kosovo, allarma le autorità civili e religiose. Nelle ultime 24 ore, su 424 test effettuati, hanno dato esito positivo 187. L’indice di contagio è forse il più alto nei Balcani con 5.118 casi conclamati su una popolazione di appena 1 milione e 800 mila abitanti. Da domenica scorsa dunque sono state introdotte nuove misure di prevenzione anche nei luoghi di culto. La Comunità Islamica ha stabilito che non potranno riunirsi per pregare più di 50 persone alla volta e per non più di 10 minuti. I fedeli dovranno indossare le mascherine, mantenersi a distanza di un metro e mezzo uno dall’altro e portarsi da casa il tappeto da preghiera, per uso strettamente personale. Le moschee, chiuse all’inizio dell’emergenza, sono state riaperte un paio di mesi fa e sono ritenute probabili fonti di focolai. Chi ha più di 65 anni e meno di 16 è stato dunque esortato a pregare a casa
Il ritorno dei contagi interessa peraltro tutti gli altri Paesi dei Balcani, che avevano registrato nelle scorse settimane un calo progressivo dei casi di infezione. Nelle ultime 24 ore in Serbia si sono registrati altri 351 contagi, con il totale salito a 19.334, mentre altri 11 decessi hanno portato a 429 il numero delle vittime. Alto il numero dei pazienti in terapia intensiva con il respiratore, che fino a ieri erano 169. A fronte della nuova ondata epidemica, l’unità di crisi serba ha deciso ieri di estendere a tutto il territorio nazionale le misure restrittive introdotte nei giorni scorsi per la sola capitale Belgrado, principale focolaio di contagi. La mascherina è obbligatoria al chiuso e anche all’aperto, quando non fosse possibile rispettare la distanza fisica di un metro e mezzo. Ed è proibito qualsiasi raduno con più di dieci persone, sia al chiuso che all’aperto. Le autorità lanciano continui appelli alla popolazione al rispetto delle misure di prevenzione, sottolineando come il contagio si può vincere in questa fase di convivenza col virus solo con un alto grado di responsabilità personale. E avvertono che le strutture sanitarie sono sotto forte pressione, al limite delle loro capacità ricettive.