Cosa sta succedendo tra il MoVimento 5 Stelle e Spadafora sulla riforma dello sport

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-03

I grillini chiedono al loro ministro di fermarsi sulla riforma dello sport. Anzi, c’è qualcuno che vorrebbe addirittura cacciarlo. E nella storia c’entra Malagò

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Una dichiarazione di guerra a mezzo agenzia di stampa divide il MoVimento 5 Stelle e Vincenzo Spadafora. L’Ansa scrive che una lettera formale del direttivo del MoVimento 5 Stelle è arrivata oggi al ministro, con la richiesta di rinviare la riunione di maggioranza sul decreto attuativo della legge dello Sport, in modo da “avviare un confronto interno sul testo col capo politico Vito Crimi e col capo delegazione Alfonso Bonafede”.

Cosa sta succedendo tra il MoVimento 5 Stelle e Spadafora sulla riforma dello sport

Ma dall’interno del movimento, trapelano indiscrezioni secondo le quali l’obiettivo sarebbe più ambizioso: bloccare l’ampia riforma che abbraccia tutti i settori del mondo sportivo, dai mandati dei presidenti di federazione alle tutele e garanzie per i lavoratori, e spingere Spadafora a rimettere la delega allo Sport. “Spadafora sta mettendo in difficoltà tutti”, dice off the records un deputato 5 Stelle all’AdnKronos. Il ministro, lamentano le stesse fonti, “ha dato più potere al Coni, svuotando Sport e Salute, che invece dovrebbe essere più centrale. Inoltre, per quanto riguarda la tutela dei lavoratori del settore sportivo non registriamo passi in avanti coraggiosi. Per questo chiediamo al governo di fermarsi”.

giovanni malagò cio

Ma per capire perché il M5S ha deciso addirittura di cacciare un suo ministro bisogna tornare a parlare di Giovanni Malagò, che (a sua insaputa) secondo Repubblica con il testo approntato da Spadafora potrebbe estendere la durata del suo mandato anche oltre ogni più rosea aspettativa, anche se nemmeno lo stesso numero uno del Coni sembra avere intenzione di raccogliere l’opportunità. Ma per capire davvero cosa è successo bisogna tornare all’articolo di Lorenzo Vendemiale pubblicato ieri sul Fatto: la versione iniziale aveva creato il panico: nella versione iniziale della riforma, abbassando il limite di  mandati, Spadafora voleva mandare a casa Malagò e decine di presidenti federali che sono lì da decenni. Ma una bozza “diffusa per errore con i commenti del gabinetto del ministro” svela che la situazione era poi radicalmente cambiata:

Dalle note, ad esempio, si scopre una telefonata (immaginiamo i toni allarmati) tra Malagò e il capo di gabinetto sul prezioso registro Coni, dove ci sono i dati di tutte le società sportive: la riforma  voleva toglierglielo, ora ne manterrà il controllo. È stato invece il deputato Pd Andrea Rossi a intercedere per un’altra piccola casta, quella dei Comitati regionali, dove tanti dirigenti sono poco più che volontari, rischiava di aprirsi una voragine, ma alcuni presidenti hanno creato veri feudi, a partire da chi li rappresenta in giunta, cioè il numero 1 della Sicilia Sergio D’Antoni, ex segretario Cisl, tre volte parlamentare, una viceministro (con Prodi). Potranno tutti ricandidarsi, senza limiti.

Sulla riforma la partita non è chiusa. Cresce il malumore del M5S, che chiedeva di rispettare lo spirito della delega, in particolare sulla centralità della società governativa Sport e salute e la riduzione delle competenze del Coni. I parlamentari volevano anche applicare l’incompatibilità alla Fondazione Milano-Cortina, ma al Foro Italico sostengono che così si violerebbe la carta olimpica per cui presidente e segretario Coni devono essere nel Comitato. Le ragioni di Malagò sono state convincenti, l’articolo sgradito è già stato eliminato da una “manina”. Solo che stavolta ha lasciato la firma.

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