Politica
Cosa pensa Matteo Renzi sulla data del voto
di Mario Neri
Pubblicato il 2017-06-03
Dopo aver detto che il voto a ottobre non sarebbe stato uno scandalo l’ex premier pubblicamente torna a posticipare la data del voto. Come se volesse andarci il prima possibile, senza però volerlo mostrare
Matteo Renzi rilascia una lunga intervista al Sole 24 Ore in cui parla dell’accordo sulla legge elettorale e dice la sua pubblicamente sulla data del voto. Il segretario del Partito Democratico dice di capire i “dubbi” di Alfano ma di non comprendere gli “insulti personali”, e qui andrebbe ricordato che a sfottere pubblicamente l’attuale ministro degli esteri, con la battuta “sei stato ministro di tutto, se non arrivi al 5% è un problema tua”, è stato lui:
In queste ore, con i dubbi avanzati dal M5S sul sistema di voto alla tedesca, sembra esserci un rallentamento sulla legge elettorale. Il patto tra i partiti rischia di saltare?
Il fatto che ci sia un patto tra i quattro partiti più grandi è un fatto positivo per le istituzioni. Una pacificazione istituzionale che permetterà agli italiani di andare a votare in modo condiviso. Io avrei scelto un’altra legge elettorale ma sono pronto a seguire la strada del tedesco: non credo che il patto crollerà. Noi saremo molto seri e rigorosi. Lo sbarramento al 5% è un fatto importante per la stabilità del sistema. Comprendo la rabbia politica del ministro Alfano. Comprendo un po’ meno la reazione scomposta e gli insulti personali, ma non mi stupisco più di nulla, ormai.
La politica però chiama alla responsabilità verso il proprio Paese. Se c’è una legge condivisa, che ha lo sbarramento al 5% per evitare i veti dei partitini, credo che sia impossibile non accettarla. Come si fa a dire no a una proposta che pure non è la mia quando da Fratoianni a Salvini, da Grillo a Berlusconi tutti si dicono pronti a votarla? Quelli che non sono d’ccordo hanno un’alternativa votabile? Poi se qualcuno cambierà idea lo dirà agli italiani. Ma certo il Pd non può cercare di sabotare un accordo istituzionale ampio al quale ci ha richiamato più volte il Capo dello Stato. Si dice che non c’è la certezza del voto la sera delle elezioni: è vero, non c’è. L’unico modo per avere questa certezza era far passare il referendum del 4 dicembre. La sconfitta del sì ha provocato una frattura i cui effetti sono sempre più chiari.
Capisco quelli che dentro al Pd vorrebbero un’altra legge elettorale. Li capisco e per primo io sognerei un sistema diverso. Ma domando loro: con quali voti? La politica è concretezza e responsabilità. L’accordo di tutti i principali partiti è ben visto dagli italiani. Chi dirà di no dovrà spiegarlo ai cittadini.
Poi Renzi parla dell’argomento più importante per lui: la data del voto. Dopo aver spinto in più occasioni per andare alle urne il prima possibile, il segretario del PD sostiene nell’intervista che per i cittadini andare a votare a settembre o a marzo “non cambia nulla”:
Torniamo al rapporto con Gentiloni. Sarà l’attuale governo a varare la legge di bilancio?
Bisogna sterilizzare le clausole di salvaguardia fiscale o far aumentare l’Iva e avere più risorse per lo sviluppo? Il governo Gentiloni è un governo che ha marcati tratti di continuità con il precedente. Metterlo in discussione mi è dunque politicamente – oltre che umanamente – impossibile. Quindi sostegno pieno al governo che tra l’altro su periferie, pensioni, povertà, Pir, iperammortamento sta lavorando nel solco tracciato insieme. La data delle elezioni interessa solo agli addetti ai lavori.
Votare a settembre o marzo cosa cambia per i cittadini? Nulla. Anzi, se votiamo dopo possiamo finalmente far partire la Commissione di Inchiesta sulle Banche così vedremo una volta per tutte le reali responsabilità nel mondo del credito italiano. Io ci sto. L’unico nodo da sciogliere è fare una legge di bilancio che sia in linea con quelle degli ultimi tre anni. Parliamoci chiaro: se i dati tornano positivi è perché abbiamo investito in Industria 4.0, nell’abbassamento delle tasse, nella cancellazione dell’Irap sul costo del lavoro, sui Pir e su molto altro. Abbiamo cioè fatto leggi di bilancio che hanno stimolato la crescita.
Dunque per noi del Pd la legislatura va avanti fino alla fine naturale o fino a quando il Parlamento non avrà difficoltà a procedere nelle proprie attività. Ma quello che gli italiani devono sapere è che nessuno aumenterà le tasse, nessuno farà scattare le clausole di salvaguardia, nessuno si permetterà di bloccare il progetto di questi anni. L’Italia deve andare avanti, non fermarsi. E l’Europa ha bisogno di noi.
E quindi, dopo aver detto che il voto a ottobre non sarebbe stato uno scandalo perché ci vanno anche altri, Renzi pubblicamente torna a posticipare la data del voto. Come se volesse andarci il prima possibile, senza però voler farlo vedere.