Cosa ha deciso il Gup di Catania sul caso Gregoretti

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Il giudice Nunzio Sarpietro ha deciso di ascoltare Conte, Di Maio, Lamorgese e gli ministri Trenta e Toninelli

Cosa è successo all’udienza preliminare per il caso Gregoretti ieri a Catania? Cosa ha scritto il gup Sarpietro nella lunga ordinanza? “Premesso che la vicenda processuale sorge da un manifesto contrasto di giudizi tra la procura distrettuale e il tribunale dei ministri di Catania” è “compito di questo organo giudicante vista la complessità e l’impegno per la valutazione del fascicolo” di “assumere prove per la decisione di merito”. Ecco perché ha dispoto nuovi atti istruttori sul caso della nave Gregoretti. Il giudice parla di “acquisizioni documentali” e “di assunzione testimoniale di soggetti qualificati e informati sui fatti di causa”. Appunto Conte e Di Maio, ma anche Toninelli e Trenta. “Per fare un’adeguata verifica adottata a livello governativo, in materia di immigrazione all’epoca dei fatti e ai rapporti con l’Ue anche con riferimento al cosiddetto ‘Patto di governo’ – scrive il Gup Sarpietro – occorre assumere a verbale il premier Giuseppe Conte, l’allora vicepremier Luigi Di Maio, l’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, l’ambasciatore Maurizio Massari e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese”. Conte fa sapere dopo poco che è disponibile a parlare e a raccontare quanto di sua conoscenza: “Riferirò tutte le circostanze di cui sono a conoscenza, in piena trasparenza come ho sempre fatto e come sempre farò”, ha detto da Teramo. Repubblica scrive:



«Capisco che è un processo anomalo con la Procura che non ha fatto nessuna indagine e continua a chiedere l’archiviazione. Ma io andrò fino in fondo. Vengano qui a dirmi come stanno le cose, a spiegarmi la prassi prevista dal patto del governo Conte 1 sulla politica migratoria o qual è la differenza tra il caso Gregoretti e quello della Ocean Viking, due mesi dopo, a settembre 2019. I governi sono diversi ma il diritto è uguale per tutti». Il giudice Nunzio Sarpietro è appena tornato nella sua stanza dopo quattro ore di udienza con davanti un Matteo Salvini in versione inedita: silenzioso, in un angolo dell’aula, quasi intimorito nella sua veste di imputato. Si muove solo quando una pesante lastra di marmo si stacca dalla parete dell’aula e colpisce al piede il suo avvocato Giulia Bongiorno costringendola a uscire dal tribunale in sedia a rotelle. Il «vengano a dirmi» con cui Sarpietro spiega il senso della sua ordinanza che ha disposto l’acquisizione di nuove prove e testimonianze è rivolto al premier e ai ministri, quelli vecchi che con Salvini hanno condiviso il contratto di governo sulla politica migratoria, e quelli nuovi che – a dispetto di una sbandierata discontinuità – in qualche occasione hanno tardato ad autorizzare sbarchi di migranti in attesa degli impegni della Ue sulla loro ricollocazione



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