Cosa ha capito Matteo Salvini della sentenza della Consulta sul “cognome”?

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2022-04-28

Il leader della Lega riesce a polemizzare anche su questo, non offrendo una risposta ma lanciando solo mezze parole

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Quando la Corte Costituzionale aveva bocciato i referendum su cannabis ed eutanasia legale, i giudici della Consulta avevano ottenuto tutta la stima di Matteo Salvini, della Lega e dei partiti conservatori in Italia. Ora che gli stessi giudici ermellini hanno dichiarato incostituzionale l’articolo 262 del codice civile, che attribuisce automaticamente il cognome del padre ai figli, lo stesso leader della Lega li critica. Insomma, come sempre nella propaganda perpetua (anche mentre si è al governo), il segretario del Carroccio riesce polemizzare. Anche su svolte epocali.

Salvini non ha capito la sentenza della Consulta sul cognome dei figli

Poche parole a corredo della notizia: “Per la serie ‘le priorità dell’Italia’”. Così Matteo Salvini critica, con mezze parole che – però – hanno un peso cospicuo, la sentenza della Corte Costituzionale. La storia della libera scelta del doppio cognome (o del cognome di uno solo dei genitori), dunque, non piace al leghista. E come ribatte? Col solito cliché delle “priorità”. Eppure, al netto del giudizio su quando deciso dalla Consulta, questa decisione non è stata presa dal Parlamento, ma dai giudici ermellini che erano chiamati da tempo a dirimere la matassa su questo argomento.

Perché quella della Consulta è una decisione rimasta in soffitta per tanto tempo. Parlare di “priorità”, dunque, è fuori contesto. Inoltre, come ormai accade spesso da anni, Matteo Salvini non fornisce ulteriori indicazioni. Non spiega perché non vuole che un figlio possa avere entrambi i cognomi dei genitori, non spiega perché non ci possa essere la libertà di scelta – anche tra i due membri della coppia – sulla scelta dell’ordine dei cognomi dei figli. Insomma, non spiega nulla del suo pensiero avverso nei confronti di questa svolta epocale in Italia che segue (anzi, seguirà con un iter legislativo che dovrà passare dal Parlamento anche se le sentenze della Corte Costituzionale, di fatto, fanno già sentenza) l’esempio di altri Paese. Ma per il leader della Lega ci sono sempre “altre priorità”. Quali? Non lo dice.

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