Opinioni

Coronavirus: un puzzle che piano piano si compone

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-04-15

Le informazioni che arrivano sul coronavirus sono sicuramente troppe e molto spesso infondate (soprattutto quelle relative a previsioni sulla durata del contagio e sul picco). Per quel che riguarda i nostri governanti si può dire che, salvo poche eccezioni, hanno dimostrato di avere poche idee e anche quelle poche, molto confuse. In ogni caso del […]

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Le informazioni che arrivano sul coronavirus sono sicuramente troppe e molto spesso infondate (soprattutto quelle relative a previsioni sulla durata del contagio e sul picco). Per quel che riguarda i nostri governanti si può dire che, salvo poche eccezioni, hanno dimostrato di avere poche idee e anche quelle poche, molto confuse. In ogni caso del tutto inadeguate ad affrontare una crisi così grave come questa.

giuseppe conte 3 maggio

Però alcune verità stanno emergendo dalla nebbia che avvolge questo contagio. Una prima osservazione è che i cinesi hanno detto all’inizio che non era conveniente usare antiinfiammatori. Questo è sì vero all’inizio del decorso della malattia ma non quando la malattia si aggrava e il sistema immunitario impazzisce. Il che vuol dire che i cinesi sono arrivati a curare solo il primo stadio della malattia. Allora perché i cinesi hanno avuto così pochi morti se non erano in grado di curare i malati quando questi si aggravavano? Forse per la rigida quarantena a cui hanno sottoposto la popolazione? Improbabile, visto che tutti i paesi che hanno cercato di combattere il contagio solo con la quarantena (Italia, Spagna, Francia ed US) hanno avuto molti ma molti più morti. Secondo me, soprattutto, perché hanno usato una App che permetteva di tracciare i movimenti dei contagiati.

 

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Una App sostanzialmente simile, è stata usata in Corea dove anche lì hanno saputo contenere il contagio. Da noi in Europa, questa App, che avrebbe permesso di salvare tante vite umane, non avrebbe potuto essere implementata perché viola manifestamente la legge della privacy. La mia impressione è che, se la privacy è sicuramente un diritto fondamentale, è stata implementata in un modo eccessivamente ampio. Un recente appello formato da 150 accademici, molti dei quali docenti di diritto, ha chiesto di ripensare a queta normativa. Infatti, non solo l’App che avrebbe potuto salvare molte vite umane da questo contagio, ma anche molte delle nuove tecnologie digitali quali la tecnologia blockchain e il social credit sono ortogonali a un diritto della privacy così enormemente esteso. Siamo sicuri che questo diritto sia così fondamentale da accettare migliaia di morti di contagio e da rendere, in ultima analisi, la nostra società meno competitiva di pericolosi regimi autoritari? Non sarebbe forse opportuno cercare di formulare un diritto alla privacy in modo molto meno estensivo in modo che un sacrosanto diritto sia difeso ma anche però sia possibile utilizzare al pieno delle loro possibilità le nuove tecnologie digitali.

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L’altra osservazione da fare è che questo virus sarebbe perfetto come arma batteriologica. E’ estremamente contagioso. E’ appiccicoso, nel senso che rimane nel suo ospite molto lungo. E’ estremamente subdolo. L’unica cosa è che è un po’ troppo poco letale, ma per il resto sarebbe perfetto come arma. Questa è la ragione che spinge molti complottisti ( e anche non complottisti) a supporre che ci sia una verità a noi nascosta.

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Quello che invece non è ancora chiaro è se un futuro vaccino possa essere utile o meno. Il virus è molto simile a quello di un raffreddore. Mutevole come il virus del raffreddore. Letale come sarà stato il raffreddore quando era sconosciuto al nostro sistema immunitario. Come non ricordare che i Pellerossa furono sterminati più da virus simili al raffreddore (a loro sconosciuti) che dai Winchester degli Yankee…. Ma se fosse una specie di raffreddore, da una parte si dovrebbe evolvere più o meno rapidamente, in forme molto meno letali per la specie umana, dall’altra nessun vaccino sarebbe utile perché il virus sarebbe così mutevole che l’immunità guadagnata con la malattia o con un futuribile vaccino non servirebbe a proteggerci dalle continue mutazioni del virus.

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