Giuseppe Conte ha rifiutato la proposta del Pd di candidarsi alle suppletive di Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-06

L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte non si candiderà alla Camera nel seggio lasciato libero da Roberto Gualtieri: il leader del Movimento 5 stelle aveva avuto il benestare del Pd, ma l’agitazione di Calenda e Renzi ha contribuito a fargli fare un passo indietro

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Alla fine Giuseppe Conte ha rifiutato la proposta del Pd per la candidatura alle suppletive di Roma per il seggio alla Camera lasciato libero da Roberto Gualtieri, diventato sindaco della Capitale. Nella zona del centro si voterà il 16 gennaio per sostituire il neo inquilino del Campidoglio. Una situazione che molti avevano definito “polpetta avvelenata”. Il leader del Movimento 5 stelle rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa a Montecitorio per la presentazione dei Comitati politici del Movimento 5 Stelle ha confermato di voler declinare: “Ringrazio il Partito democratico e Enrico Letta per la disponibilità e la lealtà nella proposta, ma dopo una lunga riflessione ho capito che in questa fase ho ancora molto da fare per il Movimento 5 stelle. Non mi è possibile dedicarmi ad altro”.

Le perplessità di Calenda e Renzi sulla candidatura di Conte alle suppletive di Roma

Le “perplessità” dell’ex premier erano note, ma hanno trovato una soluzione soltanto dopo il rilancio di Carlo Calenda, che aveva annunciato che si sarebbe candidato in alternativa a lui. Il timore era che attorno al leader di Azione si concentrasse la minoranza dei dem ostili ai grillini avrebbe fatto vacillare Conte, che ha deciso di defilarsi.

Calenda aveva dichiarato di aver chiesto spiegazioni a Letta diverse volte, preoccupato che i 5 Stelle che hanno “devastato Roma, paralizzandola per cinque anni e mortificandola in tutti i modi”, come ha scritto poi su Twitter, potessero prendere il seggio. “Non esiste, ma proprio non esiste, cedergli un collegio dove hanno fatto uno scempio”. Il campanello di allarme era suonato anche per Matteo Renzi, che nella sua newsletter aveva annunciato battaglia: “Regalare il seggio sicuro (a quel punto forse non più sicuro?) al premier del sovranismo, all’uomo che ha firmato i decreti Salvini, all’avvocato che non vedeva differenza tra giustizialismo e garantismo significherebbe subalternità totale. È un seggio parlamentare, non è un banco a rotelle! Se davvero sarà Conte il candidato del Pd, ci attende una bellissima campagna elettorale nel collegio di Roma Centro”.

Dall’interno del Parlamento, Conte avrebbe potuto guidare più da vicino i suoi in vista di uno dei momenti più importanti da quando i 5 stelle hanno un peso spendibile in termini numerici: l’imminente elezione del Presidente della Repubblica.

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