Conte pronto a usare il veto sul bilancio per il Recovery Plan

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-20

Il presidente del Consiglio è disposto ad accettare una piccola sforbiciata per l’intero piano ma non ad andare oltre

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Tommaso Ciriaco su Repubblica spiega oggi che Giuseppe Conte è pronto a usare il veto sul bilancio UE contro i paesi che stanno ostacolando il Recovery Plan (Danimarca, Norvegia, Svezia, Olanda): il presidente del Consiglio è disposto ad accettare una piccola sforbiciata per l’intero piano ma non ad andare oltre.

In realtà, il premier permetterà come detto che qualche miliardo si perda per strada. Il piano a cui lavora il presidente del Consiglio Ue Michel, in vista del nuovo eurosummit di metà luglio, potrebbe tagliare il budget del fondo di un centinaio di miliardi. Per l’Italia significherebbe passare da 172 a 150 miliardi. Oltre, però, sarebbe inaccettabile. Per questo, Conte si prepara a fare muro, giocando di sponda con Spagna e Francia. E a tessere la tela diplomatica in vista dell’appuntamento di Bruxelles. Da lunedì in poi, ha in agenda una serie di contatti telefonici con i leader continentali – non solo Merkel, Macron, Michel e von der Leyen, ma anche alcuni capi di governo dei Paesi frugali capitanati dall’Austria – per chiarire soprattutto un punto: «Recovery e rebates devono essere due meccanismi indivisibili, solo così l’Italia avrà un atteggiamento più flessibile su alcuni aspetti più anacronistici come gli “sconti” sul bilancio».

zona rossa in val seriana giuseppe conte conferenza stampa

Di fatto, Conte minaccia il veto. Lo agita, negandolo: «Non voglio neanche considerare questa eventualità, bisogna essere ottimisti». Contemporaneamente, Di Maio e Amendola si preparano a incontrare già la prossima settimana il ministro degli Esteri olandese. Ma perché Roma ha bisogno di difendere così strenuamente la dotazione di 750 miliardi del piano europeo? Per ovvie ragioni di convenienza economica, ma anche per motivazioni politiche stringenti: i soldi del Recovery arriveranno tardi e questa circostanza renderà obbligata l’attivazione del Mes, lo spettro numero uno del Movimento.

Da ieri, anche chi aveva qualche dubbio sembra essersi convinto che non c’è altra strada. È bastato ascoltare le parole di Angela Merkel, la vera artefice del piano da 750 miliardi. «I soldi dovranno fluire rapidamente, ma questo sarà possibile al più presto all’inizio del 2021». Lo ammette anche Gualtieri, a sera. Del bridge, il ponte che avrebbe dovuto garantire risorse già nel 2020, non sembra esserci traccia, se si escludono circa tre miliardi destinati a Roma. «E questo – è opinione del premier, in privato – è un grosso problema in vista dell’autunno».

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