Come il Codacons ha perso una causa con il Fatto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-12

Qualche tempo fa Il Fatto Quotidiano ha raccontato la storia del Codacons che faceva pace con il Monte dei Paschi di Siena: ricevendo un milione e 635 mila euro dalla banca in cambio della rinuncia alla costituzione di parte civile nel processo agli ex Mps Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, in cui anche la banca è …

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Qualche tempo fa Il Fatto Quotidiano ha raccontato la storia del Codacons che faceva pace con il Monte dei Paschi di Siena: ricevendo un milione e 635 mila euro dalla banca in cambio della rinuncia alla costituzione di parte civile nel processo agli ex Mps Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, in cui anche la banca è imputata e ad altri contenziosi tra le parti. La vicenda, curiosamente, non venne mai raccontata in uno dei tanti comunicati dell’associazione dei consumatori guidata da Carlo Rienzi. Giorgio Meletti oggi racconta cosa è successo dopo quell’articolo:

RIENZI HA CHIESTO AL GIORNALE di pubblicare una lunga rettifica, pretendendo anche un titolo in prima pagina. A nulla valendo le richieste di restare nei limiti di legge, la pubblicazione non è avvenuta. Rienzi si è allora rivolto al tribunale con un ricorso d’urgenza (art. 700 codice di procedura civile), chiedendo che venisse ordinata al giornale la pubblicazione. Il giudice Damiana Colla gli ha spiegato, in un’articolata sentenza, come funziona le legge sulla stampa e in particolare che, nel caso specifico, la richiesta di rettifica “è priva dei requisiti di legge che possano aver determinato l’insorgenza di qualsivoglia obbligo di pubblicazione”.

Allora Rienzi ha fatto un ulteriore ricorso e si è preso un’ulteriore lezione, visto che il tribunale presieduto da Luigi Argan ha stabilito che, a parte le questioni sulla lunghezza e sulla collocazione del testo, risultava dirimente i lfatto che il direttore del Fatto non poteva neppure volendo pubblicare la rettifica, che peraltro nulla rettificava, limitandosi ad accusare di gravi omissioni edi etica traballante l’autore dell’articolo. La legge infatti vieta la pubblicazione di rettifiche che contengano possibili reati,  e in questo caso il giudice ha rilevato “la natura diffamatoria del testo della rettifica in quanto idonea a recare nocumento all’onore ed alla reputazione del giornalista”. Da qui la doppia condanna a pagare le spese legali, come accade di regola a chi perde una causa civile. E la singolare richiesta del presidente del Codacons Giuseppe Ursini di soprassedere alla richiesta di pagamento “in virtù anche della collaborazione tra il quotidiano e il Codacons”.

Sì, avete capito bene. Prima il Codacons ha portato in giudizio quelli del Fatto, poi ha detto loro “ma siamo amici da tanti anni, rinunciate alle spese legali dài”. Ovviamente la richiesta è stata respinta. La ciliegina sulla torta è che per chiudere la causa con MPS il Codacons ha così ottenuto, tra l’altro, 612 mila euro per le spese legali, mentre Rienzi personalmente ne ha avuti 291 mila: “In tutto oltre 900 mila euro, 60 volte i 15 mila che non vogliono pagare al Fatto“, chiude Meletti.

Leggi anche: La storia del Codacons che fa la pace con il Monte dei Paschi di Siena

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