Come Giuseppe Conte ha preso l’addio di Renzi

di dipocheparole

Pubblicato il 2019-09-17

Giuseppe Conte non ha preso affatto bene l’addio di Renzi al Partito Democratico. Il senatore di Scandicci gli ha telefonato per annunciarglielo assicurandogli nel contempo sostegno al suo esecutivo. Ma il presidente del Consiglio, scrive in un retroscena Ilario Lombardo su La Stampa, non si fida: «Perché lo fa? Perché ora?». Con i suoi collaboratori, …

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Giuseppe Conte non ha preso affatto bene l’addio di Renzi al Partito Democratico. Il senatore di Scandicci gli ha telefonato per annunciarglielo assicurandogli nel contempo sostegno al suo esecutivo. Ma il presidente del Consiglio, scrive in un retroscena Ilario Lombardo su La Stampa, non si fida:

«Perché lo fa? Perché ora?». Con i suoi collaboratori, Conte si fa domande e cerca di darsi anche le risposte. Quelle che può avere, provando a entrare nella sua testa, e che vanno al di là delle rassicurazioni di rito che Renzi gli ha offerto. Secondo il presidente del Consiglio è evidente che il suo obiettivo sia quello di sganciarsi per contare di più all’interno della maggioranza che sostiene il governo, stravolgere i rapporti di forza, costringere il premier, il Pd e il M5S a sedersi con lui al tavolo, a guardarlo in faccia, a riconoscergli una legittimità che il corteggiamento tra grillini e democratici aveva già accantonato. «Potere, potere, potere»: Conte non si dà altre ragioni per spiegare la mossa a sorpresa di Renzi.

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Sì, a sorpresa. Perché così è percepita per i tempi scelti. Renzi vuole partecipare al gran ballo «delle nomine, delle grandi aziende pubbliche, che si terranno in primavera». E ancora. «Sta guardando in prospettiva, a quando potrà pesare di più sulla nomina del futuro presidente della Repubblica». (…)

Ma è proprio il tempismo scelto a far infuriare più di ogni altra cosa Conte e a convincerlo ad abbozzare una nota pronta a uscire nel caso in cui Renzi avesse ufficializzato già ieri l’addio. L’operazione sarebbe stata più pulita, sostiene il premier, se fosse avvenuta prima della nascita del nuovo governo. Sarebbe stata «più lineare, più trasparente», perché non avrebbe influito «sull’azione dell’esecutivo».

Il governo M5S-PD ora è atteso dalle 400 nomine dei prossimi mesi nelle società partecipate. Nell’intervista rilasciata a Repubblica Renzi ha parlato di una fusione necessaria tra Finmeccanica e Fincantieri. Risiko in partenza?

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ricevuto, ieri sera, una telefonata dal senatore Matteo Renzi, che lo ha informato della sua intenzione di lasciare il Pd e di formare nuovi gruppi autonomi in Parlamento. E’ quanto riferiscono fonti di Palazzo Chigi. Il presidente Conte, nel corso della telefonata, ha chiarito di non volere entrare nelle dinamiche interne a un partito – si precisa -. Ha pero’ espresso le proprie perplessita’ su una iniziativa che introduce negli equilibri parlamentari elementi di novita’, non anticipati al momento della formazione del governo.  A tacer del merito dell’iniziativa, rimane singolare la scelta dei tempi di questa operazione, annunciata subito dopo il completamento della squadra di governo. Ieri hanno giurato, infatti, i viceministri e i sottosegretari. Cosi’ fonti di Palazzo Chigi commentano l’addio al Pd di Matteo Renzi. Se portata a compimento prima della nascita del nuovo esecutivo – si sottolinea -, questa operazione, niente affatto trascurabile, avrebbe assicurato un percorso ben piu’ lineare e trasparente alla formazione del governo. Il presidente incaricato – si ragiona – avrebbe potuto disporre di un quadro di riferimento piu’ completo per valutare la sostenibilita’ e la percorribilita’ del nuovo progetto di governo che ha presentato al Paese. Le considerazioni del presidente del Consiglio si fermano qui – si conclude -. Virgolettati o ragionamenti che in questo momento vengono attribuiti dai mezzi di informazione al presidente Conte sono destituiti di ogni fondamento.

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