Immuni: il dietrofront sulle limitazioni per chi non scarica l’app

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-21

L’ipotesi era quella di limitare la libertà di movimento delle persone che non scaricheranno sul proprio telefonino l’app. Ma secondo il Corriere è caduta. Per il Messaggero invece è ancora in campo: “i tecnici stanno, comunque, ipotizzando altre limitazioni per chi deciderà di non averla: probabili restrizioni negli orari di uscita, anche in base all’età e alle categorie di rischio”

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Ieri il Corriere della Sera e il Messaggero avevano raccontato che il governo pensava di introdurre limiti alla mobilità per chi non scarica l’app IMMUNI, ovvero il sistema di contact tracing italiano che  dovrebbe aiutare a gestire la ‘fase 2’ della ripresa costruita da Bending Spoons e altre due aziende.

Un’idea per l’incentivo potrebbe essere quella di lasciare che la possibilità di scaricare la app, o indossare il braccialetto, resti volontaria. Come del resto già chiarito dal governo. Ma prevedere che per chi sceglierà di non scaricarla, restino delle limitazioni nella mobilità. Cosa si intende di preciso con limitazioni alla libertà di movimento resta ancora da chiarire. Non l’obbligo di restare in casa, non sarebbe possibile. Ma ci potrebbe essere una stretta sugli spostamenti che invece per tutti gli altri, nella fase 2, saranno consentiti progressivamente.

Immuni: il dietrofront sulle limitazioni per chi non scarica l’app

Oggi di nuovo il Corriere della Sera racconta in un articolo a firma di Lorenzo Salvia dice che l’idea è saltata dopo le reazioni dei partiti e del garante della privacy:

Contrordine. Il governo scarta la proposta — allo studio del comitato scientifico — di una app «quasi obbligatoria» per tracciare i contatti delle persone, con l’obiettivo di arginare una eventuale seconda ondata di contagio. L’ipotesi era quella di limitare la libertà di movimento delle persone che non scaricheranno sul proprio telefonino l’app. «Immuni», questo il nome dell’applicazione con tecnologia bluetooth, consentirebbe di avvertire nel minor tempo possibile chi è stato vicino a un positivo, in modo che si possa sotto porre ai controlli del caso con il risultato di individuare i nuovi focolai.

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Condivisibile il fine. Molto criticato il mezzo,cioè la limitazione della libertà di movimento. Ma cosa voleva dire in concreto? Si era pensato al divieto di uscire dalla propria regione. In realtà non è del tutto chiaro, perché la proposta era ancora in fase di studio. Ma prima ancora che venisse formalizzata, il governo l’ha scartata in via preventiva. «Non abbiamo alcuna intenzione di limitare la libertà di movimento di nessuno. Semmai si tratta di individuare un sistema in grado di incentivare gli italiani a partecipare al progetto», dice il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa. Anche perché praticamente da tutti i partiti si erano levate critiche non solo per il sistema «quasi obbligatorio», ma anche per la tutela della privacy.

immuni app cos'è e come funziona
Immuni APP: cos’è e come funziona (infografica di ANSA)

Repubblica racconta in un articolo a firma di Giovanna Vitale che molti della maggioranza hanno criticato la proposta che è stata quindi ritirata:

«Leggo di restrizioni per chi non scaricherà la app di tracciamento», aveva sollevato la questione di costituzionalità il dem Filippo Sensi: «Il sistema a punti lasciamolo ai Paesi autoritari. Sicurezza è libertà». E mentre Marianna Madia chiedeva chiarezza, il capogruppo alla Camera Graziano Delrio definiva «necessario che la materia venga esaminata dalle Camere» coinvolgendo le opposizioni. Col centrodestra ad avanzare forti dubbi. A partire da Salvini: «È una tecnologia utile ma la libertà non è in vendita».

Per il Messaggero invece le limitazioni sono ancora in campo. Il quotidiano romano spiega anche con più chiarezza rispetto al Corriere quali sono sul tavolo:

Da giorni gli esperti ripetono che la app non sarà obbligatoria. E’ anche vero, però, che se almeno il 60-70 per cento degli italiani non la scaricherà, il test potrebbe rivelarsi inutile. E allora, il governo sta pensando a come intervenire per non limitarne gli effetti, ma soprattutto per renderla efficace su buona parte della popolazione. Proprio ieri il presidente della regione Luca Zaia ha spiegato che, se non dovesse arrivare l’appn azionale, ne diffonderanno una per i soli residenti in Veneto e, contrariamente alle indicazioni romane sarebbe “quasi obbligatoria”. In attesa che il Parlamento valuti l’impatto di“Immuni” sulla privacy, i tecnici stanno, comunque, ipotizzando altre limitazioni per chi deciderà di non averla: probabili restrizioni negli orari di uscita, anche in base all’età e alle categorie di rischio. Sebbene su questo punto il tema si faccia delicato perché investe diritti costituzionali.

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