Indovinate chi aveva scritto che Angelo Borrelli era positivo al Coronavirus prima del risultato del test?

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Angelo Borrelli è negativo al tampone rino-faringeo per la ricerca di coronavirus. L’indagine epidemiologica si era resa necessaria a seguito dei sintomi febbrili avvertiti nella giornata di ieri dal Capo della Protezione Civile, che attualmente continua ad accusare un lieve stato influenzale e continuerà a lavorare dalla sua abitazione in costante contatto con il Comitato Operativo e l’Unita’ di Crisi. Il Dipartimento della Protezione Civile continuerà, come sempre, a garantire la massima operatività e a lavorare senza sosta sull’emergenza in atto. Ma la cosa divertente è che nonostante ci vogliano ore per avere il risultato del test del tampone, ieri Dagospia lo aveva già dato per malato:



E non finisce qui. Perché stamattina il Corriere della Sera in prima pagina aveva scritto la stessa cosa:



C’è da segnalare che nell’articolo dedicato alla vicenda e firmato da Fabrizio Caccia il quotidiano aveva invece scritto correttamente che l’esito del test del tampone doveva ancora arrivare:



Il risultato del tampone si saprà oggi. Nell’attesa, da ieri mattina, il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, 55 anni, si è auto-isolato in casa, mentre Guido Bertolaso è ricoverato in ospedale a Milano. Dopo più di un mese di trincea ininterrotta a via Vitorchiano, il capo del Dipartimento Borrelli si è dovuto arrendere: «Ho la febbre», ha annunciato a staff e volontari, ufficializzando così il suo primo giorno di assenza. «Spero sia solo per qualche ora, ma in ogni caso continuerò a gestire la nostra attività», ha aggiunto, risultato negativo a un primo tampone già domenica scorsa quando invece ne risultarono ben 12 positivi per altrettanti dipendenti della sede di via Vitorchiano, ora tutti a casa in quarantena».

Vale appena la pena di ricordare che i risultati dei test del tampone, così come qualunque notizia che riguarda la salute delle persone, non sono per niente pubblici anche se si tratta di personaggi che rivestono ruoli istituzionali. Se sono loro stessi a divulgarli, va bene. Ma nel caso in cui non lo siano – e questo pare proprio quel caso – ci sarebbe un garante della privacy da allertare in Italia. Sempre se siamo rimasti una democrazia anche nell’era del Coronavirus.

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