Per Casaleggio Conte ha “distrutto il Movimento 5 Stelle in 15 mesi”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-06-25

In un’intervista al Corriere della Sera Davide Casaleggio punta il dito contro Giuseppe Conte per la crisi del Movimento 5 Stelle

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“Se non ci sono spazi di confronto è fisiologico che le persone escluse, che siano parlamentari, attivisti o elettori, ti abbandonino”: Davide Casaleggio, presidente dell’Associazione Rousseau e socio fondatore del Movimento 5 Stelle, punta il dito contro Giuseppe Conte per la polveriera che il partito è diventato in seguito alla scissione voluta dal ministro degli esteri ed ex capo politico Luigi Di Maio arrivata pochi giorni dopo l’ennesimo tonfo alle elezioni amministrative.

Per Casaleggio Conte ha “distrutto il Movimento 5 Stelle in 15 mesi”

“Con la guida Conte si sono persi l’80% degli elettori rispetto al 2017, si sono candidati 10 sindaci contro i 224 del 2017 […] sono rimasti 5 europarlamentari su 14, e solo 167 parlamentari sui 339 iniziali, perdendo anche la maggioranza relativa in parlamento. Ha distrutto in soli 15 mesi un progetto politico costruito con grandi successi in 15 anni”, dice Casaleggio in un’intervista al Corriere della Sera. La critica mossa all’ex premier è la stessa citata da Di Maio e, tra gli altri, da Lucia Azzolina, che ha deciso di aderire a Insieme per il Futuro: “Oggi il processo è accentrato in una persona nominata che si consulta con organi nominati da lui stesso e che stranamente decidono tutto all’unanimità”. Nell’aprile del 2021 tra Casaleggio e Conte ci fu un lungo tiro e molla che portò al divorzio tra il M5S e l’Associazione Rousseau: il motivo furono le mancate restituzioni da parte degli eletti e i debiti accumulati dal partito verso la piattaforma.

Su Di Maio: “Un gioco di palazzo”

Ma Casaleggio junior critica anche la mossa di Di Maio: “Per ora mi sembra solo un gioco di palazzo in cui sono stati spostati parlamentari in un altro contenitore. Alle prossime elezioni al centro potrebbero esserci più partiti che elettori”. Per il presidente dell’Associazione Rousseau non c’è modo di risollevare le sorti del partito (“Credo si sia andati oltre il punto di non ritorno”), ma una mossa importante per dare un segnale alla base sarebbe ancora possibile: “Dovrebbero avere il coraggio di chiedere se rimanere o meno al governo ai propri elettori”. Tema sollevato ad esempio da Alessandro Di Battista, fuoriuscito dopo il voto di fiducia al governo Draghi ma dichiaratosi disponibile a “sedersi a un tavolo con Conte” qualora decidesse di abbandonare la maggioranza.

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