Rassegna Stampa
Così il Milan faceva spiare i giornalisti
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-12-23
A rivelarlo è una lettera con cui la Carpinvest a luglio di quest’anno ha informato i nuovi vertici societari, nominati dal fondo americano Elliott
Enrico Currò e Luca Pagni di Repubblica, Carlo Festa de Il Sole 24 Ore e Tobia De Stefano di Libero: questi sono i quattro giornalisti che sono stati pedinati e spiati per giorni dalla Carpinvest SrL su ordine di Marco Fassone, all’epoca amministratore delegato dei rossoneri. A rivelarlo è una lettera con cui la società investigativa a luglio di quest’anno ha informato i nuovi vertici societari, nominati dal fondo americano Elliott, dell’attività da loro svolta nei mesi precedenti, su esplicita richiesta di Fassone: una lettera inviata dopo che il Milan aveva chiesto conto di un sollecito di pagamento inviato dalla Carpinvest. La storia la racconta oggi Repubblica:
Tutto comincia a gennaio. Le notizie uscite sui giornali fanno infuriare i vertici e circola la convinzione che ci sia una talpa nel club. Sulla carta stampata escono infatti dettagli economici e piani industriali della società: sono i giorni in cui i guai finanziari del Milan cominciano ad affiorare. Si inseguono indiscrezioni sulla possibile ricerca di un nuovo socio, si parla di fondi di investimento arabi interessati. Si inizia a mettere in dubbio che Yonghong Li abbia le risorse per far fronti agli impegni presi: sia per finanziare il Milan (che ha 8-10 milioni di perdite al mese), sia per restituire al fondo Elliott quasi 380 milioni avuto in prestito per comprare il Milan dal gruppo Fininvest, prima della fine del 2018.
A fine gennaio esce l’indiscrezione secondo cui l’uomo d’affari cinese avrebbe bussato alla porta della banca d’affari americana Merrill Lynch per trovare un fondo che gli prestasse dei soldi o anche un nuovo socio per il club rossonero. I giornali ne scrivono e la cosa non passa inosservata. Il mandato agli investigatori viene dato durante una riunione in sede, in cui sarebbe stato chiesto di fare “monitoraggio dinamico” (cioè pedinare) i quattro cronisti dal 19 febbraio al 2 marzo. Controllati anche i dipendenti Al centro delle attività investigative finiscono anche alcuni dirigenti del Milan, sospettati di aver parlato con i giornalisti.
In particolare vengono fatte indagini di digital forensics, ovvero controlli su notebook, tablet e smartphone del personale dirigente della società (con la loro autorizzazione) per capire se le notizie fossero uscite da lì. Viene anche inviata una richiesta alla Telecom per verificare i tabulati di quattro utenze telefoniche aziendali a disposizione di altrettanti dirigenti: si tratta di Agata Frigerio, Giuseppe Mangiarano, Giovanna Zian e Angela Zucca. Con esito negativo. Questi elementi saranno al centro della causa di lavoro fatta da Fassone al Milan per il suo licenziamento.