CARIGE, il rischio è il salvataggio pubblico

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-23

Malacalza non approva l’aumento di capitale e ferma il percorso concordato dal CdA con la BCE: la banca è in pericolo

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Il futuro di CARIGE dipende ormai dalla fiducia dei clienti, dopo che ieri l’assemblea non ha approvato la proposta del consiglio di amministrazione – avanzata in accordo con la Vigilanza Bce – di aumentare il capitale sociale di 400 milioni. Decisivo il non voto della Malacalza Investimenti, primo azionista di Carige con il 27,5% del capitale, che ha sconfessato la proposta del CdA nominato appena tre mesi proprio dalla lista di maggioranza presentata dagli stessi Malacalza. Un cda sfiduciato dagli azionisti, in condizioni normali, non potrebbe fare altro che dimettersi. La raccolta diretta da clientela privata per la banca genovese ammonta a 13 miliardi e settecento milioni di euro.

CARIGE, il rischio è il salvataggio pubblico

I Malacalza hanno deciso di rinviare la decisione sull’aumento di capitale forti del fatto che il Fondo Interbancario ha varato un bond da 320 milioni il mese scorso che consente all’istituto di credito di ossigenarsi per qualche tempo ancora. Ma il rischio dell’assalto agli sportelli è paventato oggi dal Sole 24 Ore, che prefigura anche uno scenario in cui interviene un salvataggio pubblico:

Se il capitale fosse insufficiente rispetto ai minimi chiesti da Bce, come reagirà la clientela? Il cda, sempre che sia ancora in carica, può provare a riconvocare un’assemblea dei soci e riproporre la ricapitalizzazione. Oppure, in caso di emergenza, chiedere al fondo di garanzia interbancario di convertire il bond in equity valido come Cet1. Ipotesi mai verificata per ora in Italia e più teorica che pratica. Interverrà il Governo? Presto per dirlo ma da ieri sera tra Autorità, banche e sindacati è scattato lo stato di allerta per il rischio che a Genova si apra una nuova crisi bancaria.

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Il CdA di Carige (Il Sole 24 Ore, 13 novembre 2018)

Pietro Modiano ieri ha spiegato agli azionisti che non c’è tempo fino a marzo: il riferimento è alla Bce che, secondo i vertici di Carige, ha rinviato al 31 dicembre 2019 (dal 31 dicembre 2018 previsto in precedenza) il termine entro il quale la banca dovrà dimostrare l’osservanza dei requisiti patrimoniali imposti dalla Vigilanza stessa, solo a patto della riuscita dell’aumento di capitale. Innocenzi ha invece lanciato l’allarme per gli effetti sul bond Tier2 dello stop all’aumento. Questo, ha detto, comporta la crescita dal 13% al 16% della cedola, con un onere, per la banca, in mancanza di conversione, di 512 milioni in 10 anni.

Banca CARIGE e i Malacalza

«Per favore approvate oggi, lasciate che l’operazione che abbiamo affrontato non si fermi — ha chiesto ieri Modiano — Siamo a questo punto perché abbiamo dovuto fare scelte sotto pressione, non c’era tempo. Questo è il primo aumento che non sarà coronato da uno straordinario insuccesso. Dalla bocciatura non verrà invece niente di buono». Laconica la replica di Mattia Malacalza: «Non dobbiamo fare nessun passaggio ulteriore».

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I numeri di CARIGE (Corriere della Sera, 13 novembre 2018)

“Manca il piano industriale – fa notare Malacalza – manca una completa e definitiva stima dell’intero portafoglio crediti, non è dato sapere se l’autorità di vigilanza ha intenzione di svolgere ulteriori assesment sulla banca e imporre ulteriori prescrizioni, non sono noti i risultati di bilancio 2018 e si è ancora in attesa degli obiettivi patrimoniali che saranno dati a Carige nel 2019”. Tutto vero, è lo stesso Innocenzi ad ammetterlo che però come contropartita indica: “non possiamo permetterci di mettere 512 milioni sulle spalle della banca come interessi, un aumento senza garanzia, di rinunciare al capital conservation plan e magari all’outlook positivo”. L’aumento era secondo il manager l’unica soluzione possibile “in un sentiero stretto e con tempi che dovevano essere rapidi”. “Una banca dedicata al territorio, al risparmio delle famiglie e alla crescita della piccola medio impresa” con un nuovo partner che avrebbe potuto accelerare il percorso di ripresa di valore liberando un ‘tesoretto’ da 2 miliardi di euro. Se si trovasse una banca con modelli avanzati di valutazione del rischio Carige avrebbe molto più capitale a disposizione, circa 500 milioni di euro; potrebbe sfruttare un add on inferiore (quello di Carige al 3,25% pesa per 500 milioni) e beneficiare dei crediti fiscali che valgono oltre 1 miliardo di euro, ha portato come esempi Innocenzi. Questo era il disegno che il manager aveva in mente ma Malacalza, niente ha potuto Mincione con il suo 5%, vuole avere certezze prima di garantire il suo sostegno.

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