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Legge elettorale: via capilista bloccati e pluricandidature
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-06-04
I punti più indigeribili della legge elettorale vengono modificati o cancellati da un accordo tra i partiti. Il MoVimento 5 Stelle si intesta la vittoria. Rimane impossibile il voto disgiunto
Saltano i capilista bloccati nella legge elettorale: un accordo tra PD, M5S, FI e Lega ha portato ad una modifica del testo in discussione in Commissione Affari costituzionali della Camera, come ha riferito il capogruppo Dem Ettore Rosato. In ciascuna circoscrizione saranno eletti prima i vincitori dei collegi, poi i nomi inseriti nel listino bloccato. Un evidente miglioramento del sistema che si stava imponendo nella mediazione tra i partiti di cui si intesta il merito il MoVimento 5 Stelle.
Legge elettorale, via capilista bloccati e pluricandidature
Il capogruppo PD Ettore Rosato, parlando con i giornalisti a margine dei lavori, ha spiegato che “ci sarà un rispetto della parità di genere” nella proporzione 40-60. Tra le altre novità figurano la “semplificazione della raccolta firme”, l’eliminazione del capolista bloccato, il no al voto disgiunto e alle pluricandidature. “Il numero delle circoscrizioni passa a 28 e i listini vanno da 2 a 6”, ha aggiunto l’esponente dem. Rosato ha poi sottolineato il “lavoro serio che stanno facendo insieme 4 forze politiche che non si amano” ma che “stanno scrivendo insieme le regole” senza badare a “interessi di parte”. “E un risultato politico di straordinaria importanza, che serve a cambiare il clima di rissosità nel Paese”, ha affermato soddisfatto.
Le modifiche principali consistono nella scomparsa dei capilista bloccati (entreranno in Parlamento per primi i vincitori nei collegi); nella conferma della scomparsa di pluricandidature: si potrà essere candidati contemporaneamente al massimo in un collegio e in una lista proporzionale (Forza Italia ha tentato fino all’ultimo di riportare a 3 le pluricandidature); nella definizione di un rapporto obbligatorio 60/40% fra le candidature maschili e femminili che va ad aggiungersi all’alternanza di genere nelle liste proporzionali; nella semplificazione del meccanismo di raccolta delle firme necessarie per presentare le candidature; c’è poi una mano tesa a quei partiti più piccoli che pur superando la soglia del 5% non vincono in alcun collegio: in tal caso infatti risulterà eletto per primo in quella circoscrizione non il capolista del piccolo partito ma il primo dei non eletti nei collegi.
Come cambia la legge elettorale
Nel nuovo accordo, inoltre, le circoscrizioni proporzionali ieri salite da 27 a 29 vengono ridotte a 28 (viene tolta quella in più al Veneto, viene confermata quella in più della Lombardia). E le liste dovranno avere un minimo di 2 (ieri era una sola) e un massimo di 6 candidature. Resta invece lo schema di fondo del Germanichellum: soglia di sbarramento nazionale al 5%; rapporto 60%-40% fra seggi maggioritari in collegi uninominali; voto unico in scheda unica sia per Camera che Senato senza possibilità di voto disgiunto (l’elettore mettendo una sola croce sceglierà il candidato uninominale e la lista di candidati a lui collegata); numero di collegi alla Camera mutuati da quanto previsto dal Mattarellum per il Senato: 225 più quelli fissi di Trentino Alto Adige e Val d’Aosta.
Esultano anche gli orlandiani. Nessun segnale arriva invece dai piccoli partiti a rischio 5%. A questo punto le elezioni si avvicinano.