Calcio, il rischio commissariamento per Miccichè e Malagò

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-21

La situazione paradossale che stanno vivendo Giovanni Malagò e Gaetano Miccichè, presidenti del CONI e della Lega Calcio dopo l’apertura dell’inchiesta sull’elezione di Miccichè

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Paolo Ziliani sul Fatto oggi ci racconta la situazione paradossale che stanno vivendo Giovanni Malagò e Gaetano Miccichè, presidenti del CONI e della Lega Calcio dopo l’apertura dell’inchiesta sull’elezione di Miccichè:

Malagò, il presidente del Coni che il giorno dell’elezione (19/05/18) vestiva i panni di Commissario della Lega, rischia il commissariamento del Coni e la perdita della poltrona su cui siede da sei anni; Gaetano Miccichè, presidente di Lega, rischia di essere dichiarato decaduto (o di recitare la parte dell’offeso giocando d’anticipo e dimettendosi); e in quanto ad Andrea Agnelli, presidente Juventus, e a Mauro Baldissoni, vicepresidente Roma, sul loro capo pende la spada di Damocle di una squalifica.

IL TAROCCO DELLA NOMINA di Miccichè porta in bella evidenza anche la loro firma. Come forse non tutti sanno Miccichè, proposto ai club da Malagò, era ed è ancora presidente di quella Banca Imi che ha come debitori molti presidenti ed era ed è ancora membro del cda di RCS (leggi Urbano Cairo, presidente del Torino). Essendo il conflitto di interessi di evidenza lampante, a norma di statuto avrebbe dovuto essere eletto non a maggioranza ma all’unanimità. Cosa successe invece?

gaetano miccichè lega

Cosa è successo?

Successe che Agnelli, con la benedizione di Malagò, ne propose l’elezione non a scrutinio segreto (come previsto dallo statuto) ma per acclamazione; la manovra venne sventata dai garanti Mastrandrea e Simonelli che richiamarono tutti al rispetto delle regole; venne quindi effettuato il voto segreto al termine del quale, come da verbale dell’assemblea, Baldissoni rilanciò la proposta di elezione per acclamazione; molti si dissero d’accordo e Malagò, che dell’assemblea era presidente, dichiarò eletto Miccichè e ordinò che i voti non fossero scrutinati ma sigillati in un plico e chiusi a doppia mandata nella cassaforte della Lega. Un vero e proprio scasso delle regole. (…)

Un solo biglietto senza quel nome avrebbe reso impossibile la nomina del sodale di Cairo a presidente. Pecoraro ha chiesto di ascoltare i file audio dell’assemblea–truffa e farà, alla fine, quel che Malagò si è rifiutato di fare in sede di votazione, chiederà di togliere il sigillo al plico dei voti e li andràa leggere: per vedere se il nome di Miccichè figuri su tutti e 20 i biglietti. Non fosse così, il castello di sabbia crollerebbe miseramente.

Leggi anche: Le due lettere di Malagò al CIO: «Punite l’Italia»

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