L’ordinanza della Calabria che riapre bar e ristoranti prima del 4 maggio

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-30

Iole Santelli scavalca il governo ed evoca una tana libera tutti nella sua regione. Ma i sindaci si ribellano. E il governo va verso una diffida

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Da domani in Calabria sarà “consentita la ripresa delle attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismo con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto”. E’ quanto previsto da un’ordinanza per la fase 2 firmata dalla governatrice della Calabria, Jole Santelli. Secondo l’ordinanza, queste stesse attività “possono essere riattivate presso gli esercizi che rispettano le misure minime ‘anti-contagio’ e ferma restando la normativa di settore”.

Coronavirus: la Calabria riapre bar e ristoranti contro il governo

Una scelta in contrasto con le direttive del governo, così come un’altra novità: “A partire da domani 30 aprile sono consentiti gli spostamenti all’interno del proprio Comune o verso altro Comune per lo svolgimento di sport individuali”. L’ordinanza di Santelli, inoltre, consente, a partire da domani 30 aprile, “gli spostamenti per raggiungere le imbarcazioni di proprietà da sottoporre a manutenzione e riparazione, per una sola volta al giorno”. Il provvedimento del presidente della Regione, poi, conferma “il disposto dell’ordinanza 32/2020 in materia di attività agricole e di conduzione di piccoli allevamenti di animali svolte in forma amatoriale, di stabilimenti balneari, di attività di trasformazione dei prodotti industriali” e conferma “il disposto dell’ordinanza 36/2020 per come integrato da quanto previsto dall’articolo 1 lettera a) del Dpcm 26 aprile 2020”. Infine, con l’ordinanza di questa sera di Santelli, a partire da domani 30 aprile “sono consentiti gli spostamenti per l’assistenza a persone non autonome, comprese quelle per le quali occorre prestare assistenza ai sensi della legge 104/92, in quanto rientranti nei motivi di salute”.

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Coronavirus: il confronto tra Calabria e Lombardia (Fonte dati)

Riprende anche il commercio di generi alimentari nei mercati all’aperto, inclusa la vendita ambulante anche fuori dal proprio Comune, fermo restando il rispetto delle distanze interpersonali e l’uso delle mascherine e guanti. La regione è nella parte bassa della classifica nazionale dei contagi per il Covid, con 1.102 persone positive, cinque in più nelle ultime 24 ore, e 86 vittime dall’inizio dell’emergenza. “Poiché in queste settimane – spiega Santelli – i calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole, è giusto che oggi la Regione ponga in loro fiducia. Sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi di apertura che la Regione ha deciso di consentire, anche oltre il dettato del Governo”.

«I cittadini potranno chiedere i danni alla Regione»

Ma le norme calabresi non vengono prese bene dai sindaci. Molti sono i primi cittadini, in prevalenza di centrosinistra, che sulle loro pagine facebook stanno informando le loro comunità dell’intenzione di non applicare l’ordinanza di Santelli. Il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, scrive che “a volte la realtà supera la fantasia. Non si gioca sulla pelle e sulla salute dei cittadini. Spero che la notte porti consiglio, in caso contrario ci determineremo di conseguenza. Intanto chiedo a tutti di mantenere la calma, ne parliamo domattina”. Flavio Stasi, sindaco di Corigliano Rossano (Cosenza), informa che “con particolare riferimento alle attività commerciali interessate, restano in vigore le ordinanze sindacali in materia di contenimento del contagio. Capisco la sincera volontà di alcune attività, in grave difficoltà, di aprire e mi spiace, ma – rileva Stasi – questo non è il momento di fare confusione. Il ritorno alla quotidianità deve essere ponderato”. Pino Belcastro, sindaco di San Giovanni in Fiore (Cosenza), annuncia che emetterà “un’ordinanza che rispetta le norme varate dal governo, la mia citta’ non la metto in pericolo”.

Il Gruppo PD in Consiglio regionale invece minaccia: “Tutti i report fin qui prodotti dimostrano che le regioni che rischiano di più, sono proprio quelle, come la nostra, finora lambite in maniera attenuata dal contagio. Se, in violazione di norme sanitarie nazionali, ripartiranno i contagi in quei bar o ristoranti che aprono (tra l’altro senza linee guida nazionali), quelle persone avranno tutto il diritto di chiedere i danni alla regione. Se, oltre a essere del tutto illogico, quello della Santelli fosse anche un gioco politico per creare divisioni fra i diversi livelli istituzionali, la cosa sarebbe ancora più grave. L’unità del Paese e la sua tenuta non possono essere oggetto di simili improvvisazioni. Invitiamo, pertanto, la Presidente a ritirare immediatamente questa sciagurata ordinanza, anche al fine di evitare che si crei sul nostro stesso territorio un conflitto istituzionali tra sindaci e regione”.

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Intanto il governo, a quanto apprende l’ANSA, va verso la diffida dell’ordinanza. L’ordinanza, che va in direzione contraria al Dpcm sul lockdown in vigore fino al 3 maggio, è stata oggetto di dibattito nel corso del Cdm appena conclusosi. Ma c’è anche da sottolineare che nella riunione con le Regioni il ministro Francesco Boccia ha prospettato il principio “meno contagi-più aperture” e viceversa, confermando che i territori più virtuosi nel contenimento del virus a partire dal 18 maggio potranno fare “scelte differenziate” dagli altri. Dipenderà dal monitoraggio del ministero della Salute sulle curve dell’infezione nelle diverse regioni. Il dicastero di Roberto Speranza sta elaborando i criteri di valutazione. Tra questi il tasso di occupazione delle terapie intensive e le percentuali di positivi sui tamponi fatti. Il Piemonte nell’ultima settimana ha avuto 80,3 nuovi casi ogni 100 mila abitanti, la Liguria 65, la Lombardia 64,1, la Calabria appena 2,6 (stima Sky Tg24 su dati del ministero). C’è un abisso.

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