Opinioni
Buonismo e Sovranismo
di Vincenzo Vespri
Pubblicato il 2019-03-25
Lo scorso martedì sono stato a un convegno a Pisa su ERC e Open Science. Entrambe le azioni sono apprezzabili, in gran parte condivisibili, ma entrambe hanno gravi criticità intrinseche. L’ERC sono borse ricchissime per premiare l’eccellenza. Detto così come si può essere contrari? Però se uno ci ragiona un attimo, si accorge immediatamente che […]
Lo scorso martedì sono stato a un convegno a Pisa su ERC e Open Science. Entrambe le azioni sono apprezzabili, in gran parte condivisibili, ma entrambe hanno gravi criticità intrinseche.
L’ERC sono borse ricchissime per premiare l’eccellenza. Detto così come si può essere contrari? Però se uno ci ragiona un attimo, si accorge immediatamente che non è tutto oro quello che luccica. Ha senso concentrare ingenti finanziamenti (delle volte quasi osceni per la loro entità) su pochissime persone mentre tanti altri, forse non eccellenti (ma qualcuno sa definirmi cosa sia l’eccellenza?) ma sicuramente molto ma molto bravi, hanno tale penuria di fondi da veder compromesso lo svolgimento dell’attività istituzionale a loro richiesta? Inoltre quando si finanzia l’eccellenza, non si finisce per finanziare i soliti, ossia l’establishment ben introdotto nelle leve del potere? E non si finisce per rendere più difficile l’entrata sulla scena delle giovani generazioni? Questo sistema rischia di continuare a premiare il Salieri di turno senza accorgersi del giovane Mozart in arrivo.
Anche sull’Open Science il discorso è il medesimo. Si parte da una osservazione assolutamente condivisibile. La scienza deve essere open ed immediatamente usufruibile. Quindi i giornali scientifici devono essere “open access”, cioè gratuiti per tutti. Peccato che le case editrici abbiano dei costi (quelli connessi al sottoporre i lavori sottomessi a referaggio e selezionare per la pubblicazione solo il 2-3% della produzione pervenuta) che ragionevolmente sacricheranno sugli autori. Facendo un esempio è come se, partendo dall’idea che è diritto di tutti ascoltare gratuitamente concerti di buona musica, si scaricassero i costi vivi dei concerti solo sulle orchestre e sui musicisti piuttosto che sul pubblico. Gli effetti negativi prevedibili sarebbero:
– La formazione di una “casta” di musicisti eccellenti a-priori perché capaci di trovare i finanziamenti per pagare le loro esibizione grazie al loro inserimento nell’establishment. Costantemente premiati indipendentemente dal loro effettivo merito
– Deresponsabilizzazione del management teatrale: avendo già i costi (e i guadagni) coperti dall’inizio, non dovrebbero “sbattersi” per riempire il teatro. Perché chiamare l’artista nuovo, perché fare sperimentazioni? Uno va sul consolidato e nessuno può dire niente… Basta rischiare sul giovane Mozart… Salieri va benissimo!
Mentre rimuginavo su queste idee son stato a sentire a Roma la presentazione fatta da Valditara del suo libro “Sovranismo”. Molto illuminante. Con il globalismo vi è stata la creazione, soprattutto in Europa ma anche gli USA non ne sono alieni, di una classe oligarchica sovranazionale. Propugnano idee che all’apparenza sono iper-condivisibili (tipo “occorre finanziare l’eccellenza”, “occorre che la Scienza sia aperta”, come pure “la nostra storia ci impone di essere accoglienti”) ma in realtà difendono loro stessi come casta di privilegiati. L’implementazione di queste politiche, senza tener conto degli effetti sulla massa, ha fatto scomparire il ceto medio, ha ridotto i diritti conquistati dalla classe operaia in un secolo di lotte e ha creato la categoria di working poors. La casta al potere, pur richiamandosi al buonismo utilizza metodi violenti e “fascisti” per mantenersi al comando. Tutti quelli che non la pensano come loro, sono, per default, brutti e cattivi, idioti e fascisti. La massa, però non è del tutto stupida, come pensa l’establishment al potere, e ha reagito in modo significativo anche se scomposto. Il referendum della Brexit in UK e il plebiscito di Orban in Ungheria sono stati uno schiaffo alla burocrazia Europea, la vittoria di Trump sulla Clinton (sponsorizzata dai finanzieri di Wall Street e dalla lobby dei petrolieri) è stata la vittoria dell’America profonda, il successo di Di Maio e di Salvini in Italia ha rappresentato la necessità di una nuova politica non più prona ai poteri forti e al “buonismo”. Come ben scritto nel libro, Valditara afferma che questa giusta protesta “sovranista” ha il difetto di non essere ancora coordinata e di contenere in sé frange di estremisti. Sostanzialmente sa perfettamente ciò che non vuole ma non gli è ancora chiaro quello che vuole. Però è evidente che d’ora in poi l’Europa (se vorrà sopravvivere) dovrà tener conto di questo nuovo “sentiment”. Non si può chiedere all’Italia di non firmare un memorandum con la Cina perché l’Europa deve essere coesa e poi, in caso di accordo, tutti i vantaggi sarebbero solo franco-tedeschi. Non si può chiedere all’Italia di continuare a finanziare programmi come l‘ERC se L’Italia, pur rappresentando il 20% della popolazione Europea, riuscie a godere solo del 4% delle borse erogate. La colpa di questa situazione sarà anche dell’Italia e della classe dirigente mandata in Europa a rappresentarci ma anche l’Europa non è esente di colpe. L’Europa deve essere solidale e non una infernale macchina burocratica al servizio dell’egemonia franco-tedesca. Altrimenti non ha ragione di esistere.
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