Quando la bufala su WhatsApp uccide

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-10

Una catena sui social network ha causato linciaggi di persone innocenti accusate di essere ladri di bambini. Whatsapp prova a correre ai ripari pubblicando annunci a pagamento dove spiega come proteggersi dalle bufale delle cosiddette catene di Sant’Antonio dei social

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WhatsApp, la società di proprietà di Facebook,  ha deciso di combattere la diffusione di fake news e bufale in India acquistando pagine pubblicitarie su diversi importanti giornali (come Hindustan News o The Times of India) per pubblicare un vademecum per gli utenti del popolare sistema di messaggistica. Spesso e volentieri accade –  in India come in Italia – che su WhatsApp vengano condivise catene di messaggi di “allarme” e vere e proprie bufale.

I cinque contadini linciati per colpa di un messaggio su WhatsApp in India

Alcune di queste hanno avuto gravi e fatali conseguenze. Ad esempio nelle ultime settimane in India un messaggio WhatsApp che diffondeva voci (ovviamente non confermate) circa la presenza di “rapitori di bambini” in diversi centri abitati ha portato al linciaggio di più di venti persone. Il 3 luglio scorso cinque uomini sono stati circondati e uccisi da una folla infuriata che li riteneva ladri di bambini. È stato il quarto episodio del genere e tutti i casi si sono verificati per colpa di un messaggino su WhatsApp. Da diversi giorni infatti nel distretto di Dhule (nello stato occidentale del Maharashtra) circolavano messaggi che mettevano in guardia da certi malfattori e criminali. Le cinque vittime però erano solo dei braccianti agricoli che si spostavano chiedendo l’elemosina. A maggio una transgender è stata uccisa perché secondo un messaggio faceva parte di un network di rapitori di bambini. A giugno otto uomini a bordo di un SUV sono stati linciati dopo che si era diffusa la voce che a bordo del veicolo c’era un bambino tenuto in ostaggio. La folla non si è fermata nemmeno quando ha visto che a bordo della macchina non c’era nessun bambino. Chi pensa che certa “creduloneria” è appannaggio di paesi come l’India si sbaglia, proprio il mese scorso in provincia di Treviso si era diffusa la psicosi della Jaguar nera che “rubava bambini”.

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Il problema era diventato così grave che nei giorni scorsi il governo si era rivolto a WhatsApp per chiedere di fermare la diffusione di messaggi “irresponsabili” e pericolosi. Secondo le autorità indiane il gigante dei social media starebbe agendo in maniera poco responsabile in quello che – con i suoi 200 milioni di utenti – è il più grande mercato per il sistema di messaggistica. C’è stato chi ha paragonato l’utilizzo di WhatsApp per diffondere notizie false e allarmi inventati a quello di un’arma.

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Il post su Twitter del ministro della Giustizia indiano

La società statunitense si è detta “inorridita” dagli episodi di violenza scaturiti proprio dalla circolazione dei messaggi. Contenuti sui quali, è bene ricordalo, non può legalmente esercitare un controllo visto che sono scambiati tra privati e tenuto conto che WhatsApp utilizza un sistema di cifratura dei messaggi. Ecco quindi che ha pubblicato gli annunci nei principali giornali in lingua inglese e hindi. Il decalogo ha come titolo “insieme possiamo combattere le false informazioni”. Ad intervenire dovrebbe essere invece il governo, non è credibile che le autorità non abbiano avuto notizia della circolazione di certe voci e che non abbiano agito per mettere un freno alle bufale. In qualche distretto le amministrazioni locali ci hanno provato, ad esempio assumendo una persona che andasse in giro con il megafono a mettere in guardia sulle bufale. Risultato: quella persona è stata uccisa perché un messaggio la identificava come “rapitore di bambini”.

I consigli di WhatsApp per difendersi da bufale e informazioni false

WhatsApp prova così a spiegare agli utenti – che in molti casi utilizzano Internet e lo smartphone come unica fonte di informazione – come proteggersi dalle bufale e dalle fake news. La prima cosa da fare è capire se un messaggio è stato inoltrato (quindi se è una classica “catena di Sant’Antonio”) oppure no. A quanto pare da questa settimana il sistema di messaggistica consentirà di distinguere se un messaggio è un copia-incolla che viene passato da utente a utente.

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Il decalogo di WhatsApp contro le bufale in India [via Twitter.com]
Ma soprattutto WhatsApp si concentra nello spiegare in maniera molto semplice come fare un “fact checking” dei messaggi. Un’impresa che forse non è alla portata di tutti e che quindi potrebbe non produrre grandi risultati ma da qualche parte bisogna pur iniziare ad educare gli utilizzatori dei social network. Ecco quindi che chi riceve un messaggio dovrebbe, secondo WhatsApp, esaminarlo a fondo, controllare le foto, lo spelling e la grammatica, incrociare le informazioni con quelle che si trovano altrove per vedere se vengono confermate o smentite. Gli utenti dovrebbero evitare di condividere messaggi sulla cui veridicità non si ha la certezza e non farsi impressionare dal numero di volte che ricevono lo stesso messaggio perché spesso bufale e fake news diventano virali. Consigli di buon senso senza dubbio utili ma difficili da mettere in pratica per l’utente medio perché richiedono parecchio tempo. E del resto c’è da chiedersi come farà ad informarsi sulle bufale chi i giornali (dove sono pubblicati gli annunci di WhatsApp nemmeno li legge).

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