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Brexit, cosa può succedere

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-12

Ieri la May ha ricevuto porte in faccia da Bruxelles sul backstop. In questa situazione gli scenari sono pochi. E alcuni sono catastrofici

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Dopo il rinvio del voto sulla Brexit e il viaggio di Theresa May a Bruxelles gli scenari sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea si fanno sempre più foschi. Ieri si è spesa in prima persona Angela Merkel per dire ai britannici che l’accordo raggiunto con l’Europa non può essere toccato, in una situazione in cui Bruxelles sta dimostrando un’unità d’intenti rara rispetto a tante altre occasioni. La premier britannica non ha quindi una maggioranza in Parlamento per approvare l’accordo raggiunto con l’Europa a novembre dopo due anni di negoziati. Ha una voragine di voti (almeno cento) soltanto nel suo partito conservatore per un motivo principalmente: il “backstop”, ossia un regime speciale per l’Irlanda del Nord, che rimarrebbe in una sorta di mercato comune europeo — e il Regno Unito nell’unione doganale — fino a quando non verrà trovata una soluzione a lungo termine. Il tutto per evitare il ritorno di un confine duro tra Belfast e la Repubblica d’Irlanda, col rischio di nuove tensioni sull’isola.

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Gli scenari della Brexit (La Repubblica, 12 dicembre 2018)

Antonello Guerrera su Repubblica spiega che il backstop è un problema per i “brexiters” per tre ragioni:

1) Londra non può rescindere unilateralmente da questo regime una volta innescato e inoltre si tratta di un meccanismo che resterebbe in vigore “indefinitamente” fino a una soluzione definitiva sulla questione irlandese, dunque teoricamente anche all’infinito.

2) rischierebbe di spaccare il Regno Unito, perché se si vuole lasciare il confine fluido tra le due Irlande, una sorta di frontiera andrà messa per forza di cose tra Irlanda del Nord e Gran Bretagna;

3) in questo modo, Londra potrebbe rimanere indefinitamente incastrata nell’Europa.

May vorrebbe dall’UE una dichiarazione che mette in discussione il backstop ogni anno; diversamente potrebbe decidere che il parlamento inglese debba esprimersi sul regime ogni anno, trovandosi così libero di revocarlo. L’unica carta che può giocare è il terrore del No Deal. La sterlina ieri è affondata ancora: dopo il referendum del 2016 ha già perso il 25% rispetto al dollaro. C’è un’altra alternativa: rinunciare alla Brexit dopo due anni di negoziati drammatici, come ha chiesto ieri il premier irlandese Varadkar.

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