Tutti i regalini nella Manovra del Popolo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-12-28

Il lungo elenco di mance e mancette nascosto nella legge di bilancio che non doveva fare regali

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La Manovra del Popolo del governo Conte avrà la pressione fiscale in crescita dal 42 al 42,4% e una riduzione degli investimenti di 1 miliardo per il prossimo anno dall’iniziale aumento previsto in 1,4 miliardi. Ma ci sono anche 106 tra mance e mancette, ovvero micro-interventi del valore inferiore ai dieci milioni di euro e che servono ad aiutare la crescita del consenso dei partiti nei territori.

Tutti i regalini nella Manovra del Popolo

Il computo totale dei regalini lo fissa oggi Il Sole 24 Ore, che elenca tutti i 106 interventi e ci spiega che tra le micromance ci sono i  100mila euro per combattere le plastiche monouso, studiare la «riconversione» di Taranto (retaggio di ipotesi post-Ilva?) o 250mila euro alla Fondazione Lincei per la scuola. Chi ha guardato al (proprio) territorio ha invece spinto per singole opere pubbliche, che sono riuscite a sopravvivere anche al taglio degli investimenti post-accordo con la Ue: 1,5 milioni saliranno così sul ponte che in Lombardia unisce Calusco e Paderno d’Adda, 3 milioni andranno all’aeroporto di Crotone, 5 alla ferrovia Novara-Biella.

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Il computo totale di mance e regalini nella Manovra del Popolo (Il Sole 24 Ore, 28 dicembre 2018)

Il costo totale degli interventi è di 280 milioni di euro, ovvero meno dell’1% del totale della manovra, ma il quotidiano spiega che idealmente archiviano la promessa di una legge di bilancio che non sia un assalto alla diligenza. O un elenco di misure che incidono poco sulla realtà:

Bastano 3 milioni di euro ad affrontare i problemi dei disabili gravi privi di sostegno famigliare (comma 455)? Nel traffico dei micro-emendamenti, una serie di vittorie importanti è stato inanellato dal personale dei ministeri che sono riusciti a giocare meglio la partita della manovra. La riforma del pubblico impiego del 2017 aveva deciso di vietare gli aumenti ai fondi decentrati, quelli con cui ogni amministrazione paga le parti variabili delle buste paga (premi, turni e indennità varie) fino all’arrivo di un futuribile riordino degli stipendi pubblici. Ma il riordino tarda e le deroghe prosperano.

Salvini, da ministro del l’Interno, è riuscito a far infilare (comma 149) un aumento di 7 milioni del fondo decentrato del Viminale, che si aggiunge a un altro milione (comma 381) per il “suo” ministero. Una mossa analoga è riuscita all’agenzia delle Entrate: il comma 720 aumenta di 8 milioni il fondo decentrato dei dipendenti del fisco. Per la Direzione investigativa antimafia un nuova deroga è al comma 434, e vale 770mila euro. Ma oltre ai dipendenti pubblici qualche spicciolo arriva anche per i consulenti. Quelli chiamati ad aiutare il Mef per l’ambizioso piano di vendita del mattone di Stato, per esempio, potranno contare su 150mila euro all’anno per i prossimi tre.

Infine ci sono i regalini alle fondazioni. Il 40esimo anniversario della scomparsa di Ugo Spirito “vale” 60mila euro per la fondazione che porta il suo nome, mentre i 20 anni dalla morte di Nilde Iotti si traducono i 100mila euro (altrettanti nel 2020) per celebrarne il ricordo.

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