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Berlusconi e i cartelloni

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-03-27

Silvio non ha problemi economici e la legge gli consente di spendere e spandere quel che vuole fino a 30 giorni dal voto, quando scatteranno i divieti. Prepariamoci all’invasione

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Per la campagna elettorale delle elezioni europee, in cui si gioca la sua sopravvivenza politica, Silvio Berlusconi torna all’antico e rispolvera i cartelloni sei metri per tre, che invadevano le città d’Italia all’epoca della corsa alle urne prima del cambio di millennio e che oggi torneranno protagonisti.

Berlusconi e i cartelloni

Ugo Magri sulla Stampa fa sapere oggi che i cartelloni sono scomparsi dalle scelte di propaganda elettorale dei partiti perché troppo costosi: ma Silvio non ha problemi economici e la legge gli consente di spendere e spandere quel che vuole fino a 30 giorni dal voto, quando scatteranno i divieti. Visto che si vota alla fine di maggio, l’intenzione dell’ex Cavaliere è di dedicare l’intero mese di aprile alla propaganda con la sua faccia.

Per questo ha scelto personalmente, come gli piace fare dalla notte dei tempi, una foto di vent’anni fa e ora dovrà decidere gli slogan che l’accompagneranno: d’altro canto si tratta del suo ritorno in prima linea dopo la legge Severino, quindi l’occasione va festeggiata.

Il 26 maggio sarà capolista in tutti i collegi tranne che nel Centro Italia (riservato al vice, Antonio Tajani). Era corsa voce che la famiglia volesse impedirlo temendo per la salute del patriarca, appena operato d’ernia e con la glicemia in disordine; in realtà, né Marina né gli altri figli sono contrari. L’unico ferocemente ostile risulta Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, che lunedì l’ha apostrofato duro: «Lascia perdere la politica e pensa piuttosto alla ghirba; la tua salute vale di più».

berlusconi cartelloni 1

Silvio scende in campo

La campagna elettorale di Berlusconi si aprirà comunque con l’enigma politico dei rapporti con la Lega. Una corrente forte dentro Forza Italia lo spinge a rompere con il Carroccio e a distruggere la composizione attuale del centrodestra, vincente anche in Basilicata, per ricostruire un partito di centro che faccia campagna anche contro il Carroccio.

Ma lui, che ha un fiuto non indifferente su queste questioni, intuisce che una rottura con Salvini non sarebbe compresa dall’elettorato che a quel punto completerebbe la transumanza svuotando definitivamente il piccolo patrimonio di voti che Forza Italia ha ancora nei sondaggi. E non lo spaventa anche l’ipotesi che siano gli altri a salutarlo:

Nemmeno lo sfiora il timore che Matteo, un domani, possa decidere di scaricarlo e di presentarsi alle elezioni politiche da solo (o in compagnia di Giorgia Meloni). Il Cav non ci crede in quanto ha letto l’ultimo dossier di Euromedia Research e si è fatto la convinzione che la Lega, senza Forza Italia, potrebbe vincere al Nord, ma rischierebbe di perdere la sfida dei collegi al Centro e soprattutto nel Sud. Perché mai Salvini, che non è sciocco, dovrebbe correre questo rischio? Giorgio Mulè la mette così: «Nel centrodestra siamo tutti utili e tutti indispensabili. Le elezioni in Basilicata ne sono la riprova».

D’altro canto nella supermedia dei sondaggi di Youtrend) Forza Italia era crollata all’8,4 in ottobre; oggi sfiora la doppia cifra. In Basilicata è arrivata a un soffio da Salvini. E lui, ricorda Magri, non ha ancora attaccato nemmeno un cartellone. Il bello deve ancora venire o è passato per sempre?

Foto cartelloni da AgenziaQuorum

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