Autostrade: Giuseppe Conte si schiera per la revoca

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-13

Il presidente del Consiglio intervistato da Marco Travaglio cambia verso rispetto alle trattative di questi mesi e accusa i Benetton di prendere in giro i familiari delle vittime

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In un’intervista rilasciata oggi al Fatto Quotidiano il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si schiera per la revoca della concessione ad Autostrade. Nel colloquio con Marco Travaglio il premier cambia verso rispetto alle posizioni di questi anni dicendo chiaro e tondo che le alternative sono due: l’addio di Benetton all’azionariato o la revoca:

Presidente Giuseppe Conte, è soddisfatto delle proposte di transazione di Atlantia, cioè della famiglia Benetton, per il nuovo assetto di Aspi, cioè di Autostrade per l’Italia?
Per nulla e le spiego perché partendo dall’inizio. Due anni fa, dopo il crollo del ponte Morandi, abbiamo avviato la procedura di contestazione, mettendo in discussione la concessione ad Aspi. La mia sensazione è che Autostrade, forte dei vantaggi conseguiti nel tempo e di una concessione irragionevolmente rinforzata da un intervento legislativo, abbia scommesso sulla debolezza dei pubblici poteri nella tutela dei beni pubblici. A un certo  punto Aspi si è irrigidita confidando, evidentemente,nella caduta del mio primo governo. Con questo nuovo governo si è convinta di avere forse delle carte da giocare e ha continuato a resistere. Solo all’ultimo si è orientata per una soluzione transattiva. La verità è che le varie proposte transattive fatte pervenire da Aspi non sono soddisfacenti. Lo Stato ha il dovere di valutarle per lo scrupolo di tutelare l’interesse pubblico nel migliore dei  modi possibili. Ma adesso dobbiamo chiudere il dossier ed evitare il protrarsi di ulteriori incertezze.

Ma l’ultima proposta sembra migliorativa per lo Stato. 
No. Proprio al fine di completare il procedimento, il 9 luglio si è svolta una riunione tecnica con il concessionario Aspi: lì i tecnici del governo hanno esposto i contenuti minimi e assolutamente inderogabili che devono caratterizzare la proposta transattiva perché possa essere portata e discussa in Consiglio dei ministri. E sabato è arrivata una risposta ampiamente insoddisfacente, per non dire imbarazzante: tutto meno che un’accettazione piena e incondizionata delle richieste del governo. Ma l’azienda dei Benetton dice il contrario. Le faccio qualche esempio. Manca l’impegno a manlevare la parte pubblica per tutte le richieste risarcitorie collegate al crollo del ponte Morandi. La somma di 3,4 miliardi offerta a titolo risarcitorio e compensativo per quella immane catastrofe è stata in buona parte imputata da Aspi a interventi di manutenzione che comunque il concessionario ha già l’obbligo di realizzare.

giuseppe conte revoca autostrade

Ma hanno accettato l’adeguamento a un regime  tariffario più conveniente per gli utenti, no?
Sì, ma dopo che l’Autorità di riferimento, l’Art, ha adottato il nuovo piano tariffario, anche questo adeguamento era dovuto. E per giunta la loro proposta tariffaria non contempla gli effetti sui minori ricavi per l’emergenza Covid-19, lasciando aperta anche questa partita.  Non solo. È altrettanto inaccettabile la pretesa di Aspi di perpetuare il regime di favore in caso di nuovi inadempimenti degli obblighi di concessione.

Che vuol dire?
Anche in caso di gravissime compromissioni della funzionalità della rete autostradale imputabili ad Aspi, lo Stato non potrebbe sciogliere il contratto con Aspi, ma soltanto obbligare il concessionario a ripristinare la funzionalità della rete. Con la conseguenza che, se crollasse un altro ponte, non potremmo sciogliere la convenzione e, se mai lo facessimo, dovremmo rifondere Aspi con 10 miliardi di euro, e solo per l’avviamento. Quando ho letto la proposta ho pensato a uno scherzo.

Si sente preso in giro dai Benetton?
I Benetton non prendono in giro il presidente del Consiglio e i ministri, ma i famigliari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani. Non hanno ancora capito, dopo molti mesi, che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati.

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