Che c’entra un comunista con Ansu Fati, il nuovo crack del calcio spagnolo?

di Armando Michel Patacchiola

Pubblicato il 2019-09-18

Che cosa c’entri con Ansu Fati Juan Manuel Sanchez Gordillo, politico e sindacalista che in molti chiamano il Che Guevara spagnolo, ma che fisionomicamente somiglia a Fidel Castro, è presto detto.

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Agile e sgusciante, corpo esile. Dribbling secco, leve corte ma rapide: 178 cm di altezza, piede destro abbastanza educato. Ruolo naturale: ala sinistra, da dove negli scampoli di partita, appena 116 minuti, ha dato un assist al bacio verso il centrocampista olandese Frenkie de Jong, 22 anni, giovanissimo ma già affermato centrocampista olandese, acquistato nella scorsa sessione estiva di calciomercato dall’Ajax per più di 75 milioni di euro. I gol, per Ansu Fati, nuovo crack del calcio catalano sono arrivati dal centro dell’area: il primo di testa contro l’Osasuna (2-2,), la squadra navarra di Pamplona, il cui goal lo ha proiettato nel calcio che conta, diventando il calciatore più giovane che abbia mai segnato in una gara ufficiale con la maglia del Barcellona (16 anni e 304 giorni). Una società, il Barça, che negli anni ha deliziato i suoi tifosi, e gli amanti del calcio, lanciando talenti purissimi: Xavi, Iniesta e Pedro tra gli altri. Giocatori che hanno fatto la fortuna anche della nazionale. L’altro gol Ansu l’ha fatto contro il Valencia (5-2), di piede al volo dal centro dell’area dopo appena 2 minuti dal fischio di inizio, su invito dell’olandesino de Jong. A cui Ansu ha ricambiato il favore dopo cinque minuti, confezionando l’assist del raddoppio. Un portento che non ha fatto rimpiangere assi come Leo Messi e Luis Suarez, non al meglio nella goleada contro i Murciélagos. Il giornalista spagnolo Jaume Marcet, uno dei massimi esperti del mondo Barça, ha detto di lui «gioca come un interno, dribbla come un esterno, sforna assist come una mezzapunta e finalizza come un centravanti». Il paragone più usato è quello con Messi. In molti già lo chiamano il “Messi nero”. Ma i più pessimisti lo paragonano a Bojan Krkić, talento purissimo della cantera mai veramente esploso. Due giocatori che hanno avuto una storia assai diversa: il primo, Bojan, annunciato come baby fenomeno, ha ora 29 anni e gioca con il Montréal Impact, in Canada, in un campionato non molto competitivo, in cui è approdato dopo un lungo peregrinare in giro per l’Europa (evanescenti anche le esperienze alla Roma e nel Milan). Il secondo, Messi, è semplicemente il giocatore più forte di tutti i tempi. Un asso che ha fatto la storia del Barcellona segnando più di 400 goal. Solo il campo e il tempo stabiliranno quale sarà il futuro di Ansu Fati.

Che cosa c’entra Juan Manuel Sanchez Gordillo il Che Guevara spagnolo con Ansu Fati?

Juan Manuel Sanchez Gordillo, barba lunga sguardo profondo, ha 67 anni e da 40 è sindaco di Marinaleda, 2.645 abitanti nella periferia est di Siviglia, nella comunità autonoma dell’Andalusia, estremo sud della Spagna. Che cosa c’entri questo politico e sindacalista che in molti chiamano il Che Guevara spagnolo, ma che fisionomicamente somiglia a Fidel Castro, è presto detto. E’ stato lui, con la sua idea di politica e di accoglienza che ha favorito l’inserimento in Spagna della famiglia del giovane calciatore del Barcellona. Marinaleda, la “Tierra utopia” (terra utopia), come recita uno dei numerosi murales che adornano il paese, è uno degli emblemi dell’alternativa al capitalismo. In questa terra dove nel 1991 al grido «la terra è di chi la lavora» Sanchez Gordillo vinse la sua battaglia contro il capitalismo ottenendo l’esproprio di ettari di campi poi consegnati agli agricoltori, la vita è descritta come un sogno. Marinaleda è priva di Polizia, non c’è disoccupazione, le case hanno una tariffa agevolata molto bassa, di 15 euro e la retta dell’asilo e la mensa scolastica costano pochi spiccioli. Un paese dove la comunità è forte e dove tutti si aiutano, e non c’è diseguaglianza salariale. A Marinaleda tutti lavorano in simbiosi e guadagnano la stessa cifra: 47 euro. E’ proprio questa utopia ad aver attirato il papà di Ansu, Bori, che dopo un fortunato incontro con Juan Manuel Sánchez Gordillo ha ottenuto un lavoro da autista che gli ha spianato la strada per un facile inserimento della sua famiglia in Spagna. La storia di Marinaleda, roccaforte comunista, si intreccia così con quella di Ansu Fati, che nel frattempo si è imposto passando dall’Herrera, un’altra fucina di giovani talenti del calcio iberico, finendo poi al Siviglia e poi a salire verso il Barça. E chissà, magari in giorno verso la nazionale spagnola. Un mix di sogno e utopia di cui le politiche nazionali e comunitarie dovrebbero trarre qualche spunto.

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