La sottosegretaria che aveva assunto il nipote

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-12-02

Angela D’Onghia ha dato le dimissioni dalla carica al ministero dell’Istruzione. Con un retroscena in ballo

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Giovedì scorso Angela D’Onghia, ha rassegnato le dimissioni da sottosegretaria al Miur, in polemica con la ministra Valeria Fedeli e con l’ex ministra Stefania Giannini sulla mancata riforma del sistema degli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale, rimasta inattuata per 17 anni. Oggi Repubblica racconta un retroscena che potrebbe spiegare perché la senatrice pugliese eletta nella lista Monti abbia deciso di lasciare il suo posto:

Insieme a lei lascia il ministero anche suo nipote. «È il nipote di mio marito, è vero, ma la legge non me lo impedisce». Stefano Paciello ricopriva l’incarico di capo di segreteria della senatrice pugliese. Laurea in economia e commercio, 40 anni, alle spalle anche esperienze di lavoro nei Comuni di Monopoli e Noci (paese di residenza dell’ex sottosegretaria).
Nel dicembre del 2015 è arrivata la chiamata a Roma da parte della stessa D’Onghia. L’incarico è quello di capo della segreteria nell’ufficio di sua zia al Miur. Nel primo anno percepisce uno stipendio di 72mila euro lordi. Poi, da gennaio di quest’anno, il compenso sale a 85mila euro lordi. Resta in carica fino alla scadenza del mandato governativo di D’Onghia, come del resto è scritto anche negli elenchi degli incarichi ministeriali. Contattato al telefono, Paciello nega ogni rapporto di parentela. Ci pensa però sua zia a raccontare come stanno le cose: «Voglio precisare che non si tratta di un nipote in linea diretta, è un nipote acquisito — spiega la senatrice eletta in Parlamento nel 2013 in Puglia nella lista “Con Monti per l’Italia — la legge non prevede l’assunzione per i nipoti diretti».

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Per Angela D’Onghia c’era un motivo preciso per aver chiamato il nipote al ministero, che risale a due anni dopo il suo arrivo: «Sono spariti all’improvviso dei documenti negli uffici. Per questo ho deciso di chiamare a Roma una persona di cui sapevo di potermi fidare». In ogni caso con le dimissioni è tutto chiuso.

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