Politica

Vincenzo Spadafora: l'uomo di Rutelli che lavora da Di Maio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-10-21

Iacoboni sulla Stampa racconta le frizioni nel M5S per il capo delle relazioni istituzionali del presidente della Camera

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Jacopo Iacoboni sulla Stampa di oggi torna a parlare di Vincenzo Spadafora, ex garante dell’Infanzia oggi capo di responsabile per le relazioni istituzionali del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Prima insieme a Francesco Rutelli e Pecoraro Scanio, Spadafora aveva lavorato all’Unicef prima di essere nominato dai due presidenti di Camera e Senato, Renato Schifani e Gianfranco Fini:

Un uomo perfetto per aiutare Di Maio nella sua navigazione romana. Tuttavia un episodio, che ci viene raccontato da fonti interne al Movimento Cinque stelle, dipinge il quadro della sintonia di Spadafora con Di Maio come qualcosa di simile a una conversione sulla via di Damasco. Fino a pochissimo tempo prima, questione di mesi, non di anni, Spadafora lambiva ambienti totalmente diversi: ormai prossimo alla fine del suo mandato, si era palesato al cospetto della ministra Maria Elena Boschi, architrave del governo Renzi non esattamente amata dai cinque stelle, e le aveva parlato di quanto lo avesse appassionato il lavoro per l’infanzia, di quanto gli sarebbe piaciuto insomma continuare.
Che ci fa, in quel contesto iper renziano, un grand commis di cui scopriremo a breve la piena sintonia con l’aspirante leader cinque stelle? Nell’occasione della scadenza del mandato da Garante, nessun sostegno politico è formalmente possibile dal governo. La durata del mandato è di quattro anni. Spadafora aveva cominciato nel 2011 e dunque l’aveva completato, ma un eventuale rinnovo era di competenza dei presidenti delle camere, non dell’esecutivo.

vincenzo spadafora
Raccontano che Spadafora fosse stimato dal presidente del Senato Grasso, ma qualcosa col governo si era rotto:

Boschi però non aveva titolo formale per entrare in quella vicenda, né direttamente né sostenendo la sua causa a Renzi: e infatti si guardò dall’intervenire sul caso. Non si può dire che Spadafora abbia preso bene la cosa; tutto si venne a sapere anche nei giri dei cinque stelle, aumentando i malumori contro Di Maio. È il normalissimo sistema di relazioni di cui è fatta la politica, naturalmente; ma la parte del gruppo parlamentare M5S che in questa fase ha animato la rivolta contro il vicepresidente della Camera lo attacca anche per questa spregiudicatezza di relazioni, che in parte significativa gli sta tessendo Spadafora: dai gesuiti di padre Spadaro agli incontri con le lobby, dalle ambasciate ai direttori delle relazioni istituzionali di grandi aziende italiane, da sempre decisive negli assetti e nella configurazione del potere. «Non siamo un partito non siamo una casta, siamo cittadini punto e basta», cantava la canzoncina allo Tsunami tour; ne è passata di acqua sotto i ponti.

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