Vandana Shiva e la verità sulla Xylella: si ride per non piangere

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Se qualcuno non la conoscesse, l’indiana Vandana Shiva (detta malignamente Panzana Shiva), è il gran guru mondiale di quell’ambientalismo becero, ignorante e impregnato di uno spiritualismo da bar che, ahinoi, ha avuto tanto successo negli ultimi anni. Strenua oppositrice dell’agricoltura moderna, delle biotecnologie e della “chimica”, è colei che diffuse la bufala dei 250.000 agricoltori indiani suicidatisi per colpa degli OGM, bufala che ottenne un successo mondiale senza precedenti e fu ripresa da tutti i media del pianeta (si legga qui l’ottima ricostruzione di Dario Bressanini). L’attivista indiana ha spesso goduto nel nostro paese di una certa buona stampa, a dimostrazione del fatto che la stampa italiana non è una buona stampa. A suo discapito bisogna dire che ha scritto un libro con il prof. Franco Berrino (ero ironico, in realtà è un aggravante). Ad ogni modo, ultima dopo una serie interminabile di fuffari, Vandana sente il bisogno di fornirci il suo punto di vista su Xylella e gli ulivi pugliesi. Evidentemente non sono bastati Nandu Popu, Sabina Guzzanti, parlamentari e attivisti del M5S, Beppe Grillo, Marco Travaglio e pseudo scienziati vari, per completare la sagra dei deliri su Xylella mancava la ciliegina sulla torta: Vandana Shiva.



In questo video Vandana pare avere le idee molto chiare:



1) Qualsiasi patogeno è un sintomo di un’agricoltura avvelenata (dalla chimica ovviamente). I patogeni non farebbero danni se non ci fosse l’agricoltura avvelenata. D’altronde, come tutti sanno, prima dell’avvento della “chimica” in agricoltura il mondo non ha mai conosciuto carestie. Ad esempio, la carestia causata dalla Peronospora delle patate in Irlanda a metà ‘800, che causò un milione di morti, era da ricollegarsi al massiccio uso di “chimica” degli agricoltori irlandesi del diciannovesimo secolo.

2) Secondo la visione di Vandana, se tagliamo gli ulivi infetti tagliamo anche una cultura. Più precisamente la cultura della pace. Non è un caso, infatti, se il simbolo della pace è una colomba con un ramoscello di ulivo nel becco. Capito? Più ulivi sradichiamo più danneggiamo la pace. Se la logica alla base di questo ragionamento non vi convince al 100%, vi conviene chiedere alla santona per approfondimenti.



3) La “chimica” ci ruba la vita, la biodiversità, la salute e persino la democrazia, infatti nessuno ha chiesto alla gente il permesso di tagliare gli ulivi. Insomma, i regimi dittatoriali sono causati dalla “chimica”. Si inizia con una finta epidemia, poi si sradicano le piante infette senza chiedere il permesso e pian piano la gente si disabitua a votare.

4) Ma Vandana non si limita a straparlare, è anche una persona pratica capace di dare soluzioni concrete. Ella invita i pugliesi a ribellarsi e consiglia di abbracciare gli ulivi (giuro, non sto inventando nulla guardate pure il video). Lei non potrà partecipare fisicamente a questi sacri abbracci collettivi, ma assicura che collaborerà lanciando un messaggio d’amore per i pugliesi, per gli ulivi, per la terra e per il nostro futuro. Dopo questa incredibile manifestazione della potenza dell’amore è del tutto plausibile che il batterio sparisca da solo.

Per la cronaca il bel volto di donna che potreste vedere al minuto 1:30 del video, un volto che trasuda estasi al cospetto di Vandana, è di Francesca Della Giovampaola, giornalista e amministratrice del Blog e della pagina Facebook “Il Bosco di Ogigia”. Il video di Panzana… chiedo scusa è la forza dell’abitudine, di Vandana Shiva, serve a lanciare una raccolta fondi per realizzare un documentario sulla Xylella e gli ulivi. Auguro il massimo della fortuna a questa raccolta fondi, perché se queste sono le premesse immagino quanto sarà divertente il documentario. Il titolo è tutto un programma: “Xylella favolosa”, evidente gioco di parole che origina dal nome scientifico del batterio (Xylella fastidiosa). Cosa ci sarà di favoloso in un batterio che sta distruggendo l’olivicoltura pugliese lo saprà solo Vandana Shiva.

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